Napoli, Romeo, tremila fatture sotto la lente di ingrandimento dei pm

Napoli, Romeo, tremila fatture sotto la lente di ingrandimento dei pm
Tremila fatture sotto i riflettori, una mole di carte all'attenzione della Procura. È uno dei filoni delle indagini condotte dai pm napoletani sulle attività del...

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Tremila fatture sotto i riflettori, una mole di carte all'attenzione della Procura. È uno dei filoni delle indagini condotte dai pm napoletani sulle attività del gruppo imprenditoriale che fa capo ad Alfredo Romeo. Stando a quanto emerso finora, lo screening viene condotto sulle fatture emesse nel rapporto di lavoro che si era instaurato tra il gruppo Romeo e i fornitori ai tempi della gestione della manutenzione straordinaria per il comune di Napoli. Chiara la strategia e il movente della Procura. Gli inquirenti puntano a verificare l'esistenza di eventuali anomalie ai tempi della gestione della manutenzione da parte del gruppo Romeo. Inchiesta condotta dai pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, corruzione è la pista battuta in questi mesi. Una vicenda che ruota attorno al rapporto tra l'ex dirigente al Patrimonio Giovanni Annunziata (oggi impegnato in un altro ufficio) e alcuni manager del gruppo Romeo. Ipotesi di tangenti, doverose le verifiche assegnate ai carabinieri e alla Guardia di Finanza. Ed è così che sotto i riflettori finiscono oltre tremila fatture, nell'ipotesi di eventuali «retrocessioni» di soldi nell'ambito della triangolazione tra soggetto pubblico, gruppo Romeo e fornitori privati. Inchiesta che punta a battere piste diverse.



Difeso dai penalisti Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovan Battista Vignola, Romeo da mesi è al centro di un'inchiesta che punta ad esplorare diversi capitoli. Si parte - come è noto - da un appalto per le pulizie all'ospedale Cardarelli. Una gara vinta da Romeo, al termine di un braccio di ferro con la concorrente dinanzi alla giustizia amministrativa, si batte l'ipotesi di presunti contatti con il sistema criminale del Vomero e dell'area collinare. A partire da questa vicenda, si arriva a battere punti diversi. Intercettazioni e testimonianze. Per ore vengono ascoltate le conversazioni tra Annunziata e un suo conoscente, parole che hanno provocato altri accertamenti su profili differenti. Inchiesta culminata in questi mesi in blitz e perquisizioni.


Lo scenario si è ampliato, anche grazie all'uso del trojan, un virus spia che ha consentito di raccogliere ore di conversazioni tra l'imprenditore Romeo e i suoi più stretti collaboratori. Da Napoli a Roma, fino ad arrivare a una società estera, per la quale ci potrebbero essere rogatorie internazionali. Inchiesta che si è sdoppiata: su Romeo indagano anche i pm romani, che puntano a verificare eventuali tangenti versate per ottenere appalti della Consip. Dieci giorni fa, l'ultimo blitz da parte della Procura di Napoli (che si è mossa in sinergia con l'ufficio inquirente romano), nel corso del quale sono emersi alcuni particolari legati al presunto sistema di tangenti: c'erano dei pizzini, rinvenuti nella spazzatura, che confermerebbero il contenuto di alcune intercettazioni. E non è finita. È ancora nel provvedimento di sequestro che si fa riferimento al sospetto di fatture gonfiate, sempre e comunque per ricavare riserve economiche da spendere a mo' di mazzette.
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Il Mattino