Ormai pochissimi napoletani, passando a via San Biagio dei Librai, nella zona familiarmente conosciuta come "Spaccanapoli", sollevano lo sguardo per leggere la grossa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma non basta. La lapide che dovrebbe ricordare ai viandanti un uomo che ha dato lustro alla città e che dovrebbe essere celebrato per le sue opere immortali è circondata dagli orribili condizionatori che testimoniano la troppa disattenzione verso i luoghi dove si è sviluppata la storia della nostra città. Oggi l'appartamento dove la famiglia di Giambattista viveva non esiste più, frammentato in bed and breakfast e in private abitazioni. La cameretta dove, secondo la tradizione, il giovane Giambattista mosse i primi passi e da dove si muoveva per "divorare" i libri della bottega di papà Antonio è chiusa da anni e, secondo quanto raccontano gli abitanti della zona, sarebbe di proprietà di una signora che vive lontana da Napoli e che non avrebbe mai dimostrato interesse a rivalutare quei luoghi così ricchi di storia.
Il Movimento Neoborbonico capitanato da Gennaro de Crescenzo ha più volte posto l'accento su questa situazione, chiedendo alle istituzioni di intervenire prima che la memoria storica dei luoghi sparisca del tutto. Gli appelli, almeno finora, sono caduti tutti nel vuoto.
«Fa rabbia vedere luoghi così importanti per la memoria dei napoletani finire nel dimenticatoio - denuncia Gennaro de Crescenzo - quando invece quella stanzetta potrebbe ospitare una sorta di museo dedicato a Giambattista Vico e alle sue opere. Non vogliamo dare la colpa di quello che sta avvenendo a via San Biagio dei Librai alle attività commerciali o agli alberghi - continua - che si sono legittimamente impossessate degli spazi. Purtroppo viviamo in un'epoca dove le istituzioni sono troppo spesso distratte di fronte ai temi della cultura e dove è molto più semplice concedere i permessi per aprire una paninoteca piuttosto che creare un museo».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino