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Napoli. Ancora crolli ed incuria all’interno della chiesa di Santa Maria Vertecoeli nella strada omonima alle spalle del Duomo, dove l’aria di degrado sembra quasi intrecciarsi con quella del mistero. I teschi e le ossa, ammassate all’interno di una semplice scatola di cartone – piena anche di rifiuti come plastica e materiali di risulta – paiono essere ancora a guardia dell’arcano segreto che avvolge la chiesa che fu “custode” della lettera dal purgatorio.
Una missiva – come vuole la leggenda – spedita direttamente dalle anime del Purgatorio venerate dai napoletani e conservata alle spalle dell’altare. Nulla si sa oggi del contenuto di questa lettera inviata “dall’aldilà”, citata anche dalla rivista religiosa inglese “The Churchman” nel 1839, ma certamente il mistero viene percepito ancora oggi dai fedeli.
Una copia di questa lettera poi, sempre come riportato dal giornale britannico, fu addirittura stampata dal napoletano Angelo Coda e donata in venerazione alla comunità della cosiddetta isola di Calipso – Gozo – a Malta.
Il culto della venerazione delle anime dei defunti è ancora chiaro e vivo nelle insegne e nei simboli sui portoni ai lati dell’ingresso principale, racchiuso nelle sculture di teschi ed ossa incrociate. Riti, pratiche devozionali ed antichi misteri insomma, vengono ancora vissuti ed avvertiti all’esterno di una chiesa che come tante altre in tutta la città, è avvolta dalle nubi dell’abbandono e dell’indifferenza. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino