Napoli. La «mangiatoia» sul luogo dell'omicidio di Genny. «Gesù è la vita che vince sul male»

È Natale al Duomo, tra le luci della cattedrale, è Natale anche alla Sanità dove il presepe non è in chiesa ma in piazza, accanto all'albero...

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È Natale al Duomo, tra le luci della cattedrale, è Natale anche alla Sanità dove il presepe non è in chiesa ma in piazza, accanto all'albero piantato in ricordo di Genny Cesarano, ammazzato proprio davanti alla chiesa di Santa Maria alla Sanità il 6 settembre di quest'anno e dove è stata proprio la mamma del ragazzo a depositare il Bambinello nella mangiatoria. Un albero che è anche un monito per chi ancora si ostina a praticare la violenza è che è diventato anche un simbolo: il simbolo della voglia di riscatto di un quartiere che il 16 dicembre è stato capace di offrire un volto inedito di se stesso, di quello che potrebbe essere, più ancora di quello che è stato.


Due realtà apparentemente distanti, ma in fondo unite dalla necessità di tornare a una proposta «diversa», alternativa a stili di vita diffusi, ma giudicati letali. Per gli uomini che amano Dio, ma non solo.

«La nostra fede, che professiamo davanti al Bambino appena nato a Betlemme, da una Madre - Vergine, Maria di Nazareth, oggi, non è facile confessare. Come per Giovanni Battista e per i tanti discepoli di Cristo che hanno dato la loro vita per rimanere fedeli al Dio che si è fatto uomo - ha detto l'Arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe dall'altare, la notte di Natale - non è facile confessare e vivere la fede nei nostri ambienti, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro. C'è un clima di disfattismo, se non proprio di opposizione, a tutto ciò che Gesù di Nazareth ha predicato e operato nella sua vita».

E poi: «Il Vangelo, la Buona Notizia che egli ci ha lasciato, la pratica della carità e della giustizia, incarnata nella sua vita vengono ritenute sorpassate e controproducenti da chi ha fatto dell'affermazione di sé, dell'egoismo e di ogni forma di chiusura all'altro, la nuova regola di vita. La nascita di un Dio, buono e misericordioso non trova alloggio nei cuori chiusi di chi si ritiene dio di se stesso e si comporta con indifferenza e prepotenza nei confronti di una società bisognosa dell'aiuto di tutti. Alla grotta di Betlemme preferiscono i palazzi del potere, la conquista delle ricchezze e della gloria umana».

E lontano, lontanissimo dai palazzi del Potere resta il Rione Sanità, dal quale è partito quel Popolo in cammino che il 5 dicembre ha attraversato la città per chiedere Giustizia, scuola e diritti. «Quest'anno abbiamo voluto che il nostro Gesù nascesse proprio qui fuori, tra la gente ed esposto al pensiero ai gesti e alle riflessioni, ma soprattutto nascesse nel posto in cui hanno ucciso Genny. Perché Gesù è la vita che vince sul male, che piega il malvagio - spiega dall'altare il 25 dicembre il parroco don Antonio Loffredo - Perché noi oggi mica stiamo qua per festeggiare o solo per omaggiare una Nascita avvenuta molti secoli fa, pensando che questo basti a farci sentire più buoni? Saremmo patetici, tristi. Noi invece lo sappiamo che Gesù è la vita che ci riporta a Dio, che succede oggi ma anche domani e dopo, e nutre la nostra speranza fatta di gesti concreti, di azione, di scelte no? Mica siamo venuti qui solo per farci gli auguri? Perché sennò tornatevene alle vostre case, andate a fare il ragù o la minestra».


Ma nessuno si è mosso, nessuno è tornato a casa. Anzi. Dal rione Sanità si continuano a programmare iniziative. Lo scultore Paolo La Motta, che conosceva Genny e che nel 2008 gli aveva dedicato un ritratto, sta lavorando a un busto del ragazzo che sarà poi trasferito nel quartiere. Subito dopo la morte del ragazzo sulla sua pagina Facebook aveva scritto: «Un volto rubato ad una vita già rubata, occhi che parlano di innocenza, per un senso di colpa innato, che ci si porta addosso senza sapere il perché. Colpa di essere nato nel luogo sbagliato, colpa di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, sulla traiettoria di un proiettile che non sbaglia mai, qualunque sia la sua direzione qualunque sia il suo bersaglio». E continua la mobilitazione di un Popolo in cammino: per i prossimi giorni si stanno organizzando incontri in diversi quartieri in vista della nuova assemblea del 16 gennaio.

re. cro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino