Quanto è piccolo il mondo di Napoli nel live di Facebook | Commenta

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Il web è una finestra sul mondo, e affacciandomi oggi posso vedere tre ragazzi dalla provincia napoletana che vanno a lavoro in auto canticchiando Don Raffaé di Fabrizio De André. Contemporaneamente tale Manu da Casoria mi fissa con aria annoiata senza dire una sola parola mentre Sonia da Napoli è in auto con le sue amiche e si compiace di essere osservata da ben trentuno persone in questo momento così intimo in cui si aggiusta il rossetto utilizzando lo specchietto retrovisore. È bene che sappiate che io mi trovo alla mia scrivania, al terzo piano di un palazzo del centro storico napoletano.


La mia finestra, quella vera, dà su un vicoletto pieno di sole in cui l'unica testimonianza di vita altrui è data dal traffico di auto e motorini e da una mamma che rientra a casa tirandosi dietro il suo bambino e le borse della spesa. Lo sguardo sul mondo di cui ho raccontato in apertura, è possibile, invece, attraverso la Live Map di Facebook: ho dinanzi a me una cartina geografica del mondo intero e tante, tantissime sfere blu scuro che mi dicono chi è online ora, in video per me e per il resto degli iscritti al social network, al momento circa 1,65 miliardi di persone. Posso, dunque, collegarmi con la ZeeTv che trasmette da Mumbai, India, una sorta di talent show musicale o fare la conoscenza del lavoro dell'artista JungGi Kim, che a Seul, Corea del Sud, sta disegnando il profilo di una ragazza che spunta da un branco di pescetti. Biank da Kigston, Giamaica, invece, sta cenando seduto sul pavimento con un gruppo di amici, dicasi lo stesso per Tua da Perth, Australia. Ma cosa succede se mi concentro sulla mia regione, la mia provincia, la mia città? Convinta che la funzione live di Facebook non possa essere utilizzata solo e unicamente per riprendersi mentre si va a lavoro o ci si aggiusta il trucco, decido di ritentare la sorte il giorno seguente. Mentre il resto del mondo continua a dare prova di talenti o di una vita fatta interessante dalla distanza geografica e d'abitudini e da Roma e da Torino abbiamo dirette dalle redazioni dei giornali, la mia prima dirimpettaia da Napoli è Rosanna, piercing alla sopracciglia destra, che canticchia «sta int o cess» sulla musica di Sandokan. Intorno a lei, una cucina, il caffè sul fuoco, vari commensali tutti in pigiama. Buongiorno! Entra in scena un uomo che, rivolto alla webcam, spiega: questo è il mio rasoio, queste sono le mie scarpe. Contemporaneamente Angela, da una cittadina della provincia, sta cantando: «io per averti venderei questa mia vita» muovendo la bocca in smorfie quali l'arricciamento, il bacio e via dicendo. Il tutto dal bagno di casa sua. Annarita, invece, mi porta a una partita di calcetto con tanti bambini che urlano in un campo che sembra quello cantato da De Gregori nella leva calcistica del 68. Che Annarita - che dice cose tipo «se lo fanno cadere, se la vedono con me!» - sia la mamma di uno dei pargoli? Torniamo in città e precisamente, ora siamo davanti a un bar: succo di frutta, spremute di arancia, patatine e gruppetto di ragazzine che chiama, a gran voce. «Venite maschi! Vi stiamo aspettando, venite vicino a quella macchina!»: i genitori sanno della volontà delle loro figlie adolescenti di far conoscenza con ragazzi in maniera tanto pubblica al punto che è possibile localizzare la loro posizione in questo preciso momento? Fortunatamente ci sono solo due spettatori (e una sono io, continuerebbero lo stesso se sapessero quello che penso?). Nell'attesa si aggiustano i capelli, sorridono, gioiscono del terzo spettatore, dei pochi commenti, e continuano a restare online, a riprendersi. Subito dopo arriva ragazzina con fratello più piccolo: la serie infinita di parolacce che sono in grado di proferire pur non facendo 20 anni in due è impossibile da riportare su carta.


Se questa fosse davvero una finestra, adesso urlerei alla ragazzina di far scendere il fratello dal muretto perché è in piedi, sopra un cavalcavia. E io sono l'unica spettatrice della cosa. Decido che non posso avvisare mamme e papà, e cambio finestra: ora sto virtualmente partecipando all'open day di un rivenditore di un'auto (gialla) e una moto (bianca) della domiziana; ora invece sono in un centro scommesse che fa estrarre ad un bambino la bolletta vincente: ad ogni estrazione, il bambino impara tante nuove parole, non vi dico quali. Dalla provincia di Salerno abbiamo tale Matteo, che annuncia, da sotto le coperte: «ora mi faccio un succhiotto da solo», mentre, poco lontano, un papà ha portato la sua bambina alle giostre: peccato che invece di guardare lei guardi il cellulare. La diretta è bruscamente interrotta quando la bambina si fa male. Da «Ischia che sembra un po' Saint-Tropez» abbiamo anche una coppia di fidanzatini non autoctoni; da Licola, Alfonso e gli amici che a bordo piscina dedicano pernacchi, fischi e altri vari improperi alle fidanzate, amiche, etc. Sto quasi per mollare il colpo, ammettere che la funzione live di Facebook al momento sia utilizzata malissimo nella mia regione, quando, ecco un barlume di speranza: una diretta professionale, quella di radio! Va tutto bene, va tutto bene, sono finalmente rincuorata. Almeno fino a quando la ragazza che è in video non ne approfitta per rifarsi il trucco davanti alla webcam.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino