«Mai più sgomberi»: la comunità rom in piazza per chiedere un tavolo in Prefettura

«Mai più sgomberi»: la comunità rom in piazza per chiedere un tavolo in Prefettura
«Lasciateci i nostri compagni». C’era anche un cartello realizzato dai compagni di classe italiani dei ragazzi rom della città metropolitana tra quelli...

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«Lasciateci i nostri compagni». C’era anche un cartello realizzato dai compagni di classe italiani dei ragazzi rom della città metropolitana tra quelli che hanno accompagnato il sit in che un gruppo di abitanti dei campi rom di Napoli e provincia ha organizzato stamattina davanti alla Prefettura per chiedere un tavolo di discussione sull’emergenza sgomberi. Una spada di Damocle con cui le comunità fanno i conti ogni giorno, e che pesa soprattutto sul destino delle nuove generazioni, nate e cresciute in Italia, che rischiano di veder interrotto il loro percorso di integrazione scolastica a causa dello smantellamento delle baracche.

 
 «Tutti hanno gli stessi diritti, anche noi andiamo a scuola, abbiamo i nostri compagni e le nostre professoresse, non è giusto essere costretti ad abbandonare tutto questo perché non si trovano alternative», ha spiegato uno studente di prima media che abita nel capo rom di Acerra. Una preoccupazione che non lascia per niente tranquilli i genitori. Come Dragan, che insieme a sua figlia vive da anni nel campo di Casoria, anche questo perennemente sotto minaccia di sgombero. «Jennifer, mia figlia, ha degli amici che frequenta a scuola e mi è venuta a dire che ha paura che ci mandino via – ha raccontato – non è possibile che i nostri bambini devono subire questi traumi».

Cupa Perillo, Acerra, Casoria. «Tutta la comunità rom che vive in città metropolitana è sotto sgombero, siamo davanti alla Prefettura perché vogliamo che si instauri un tavolo in riferimento alla normativa nazionale ed europea – ha evidenziato Barbara Pierro dell’associazione Chi rom e chi no  - si tratta di comunità radicate nel territorio napoletano da oltre 40 anni, che hanno scelto consapevolmente di vivere qui ed esprimere in questo luogo le loro scelte di vita».


Un campo attrezzato e una sistemazione che includa interventi che portino a un processo di civilizzazione, a partire dagli allacci della corrente e i servizi igienici. È questa «l’alternativa» che i rom avanzano alle istituzioni per contrastare l’ipotesi sgombero. «A noi non piace vivere tra l’immondizia - ha sottolineato Giuliana, giovane mamma di Cupa Perillo -  vogliamo essere liberi di vivere con la nostra famiglie, e certi che i nostri figli, nati e cresciuti qui,  possano continuare ad andare a scuola». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino