Napoli, il pressing di Manfredi: senza il commissario la città non si salverà

Napoli, il pressing di Manfredi: senza il commissario la città non si salverà
La maratona che dovrebbe portare al “salva Napoli” inizia ufficialmente oggi con il vertice al Mef. Dove al tavolo ci sarà da una parte la viceministra del M5S...

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La maratona che dovrebbe portare al “salva Napoli” inizia ufficialmente oggi con il vertice al Mef. Dove al tavolo ci sarà da una parte la viceministra del M5S Laura Castelli e dall’altra l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta e gli esponenti dei firmatari del “Patto per Napoli”, in particolare il Pd e lo stesso M5S. Oggi si inizierà a capire se e che tipi di aiuti potranno arrivare a Palazzo San Giacomo gravato da un debito di circa 2,7 miliardi. Una manovra a tenaglia quella che parte da Napoli che vede invece il sindaco Gaetano Manfredi in scena a Parma all’Assemblea dell’Anci. Qui Manfredi porterà all’attenzione dell’Associazione dei Comuni d’Italia il caso Napoli - emblema delle difficoltà di tutto il sud - e cercherà di rinsaldare l’asse con gli altri Municipi del Paese a iniziare da Milano, guidata dal suo amico Beppe Sala, fino ad arrivare agli enti locali del meridione. Manfredi dovrebbe avere anche un ruolo di rilievo nell’Anci come lo ha avuto il suo predecessore Luigi de Magistris che è stato vicepresidente dell’Anci con delega alla legalità. A salutare i primi cittadini - in questa prima giornata dei lavori dell’Assemblea - il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. All’ordine del giorno le problematiche dei Comuni che sono collegate soprattutto alle difficoltà di erogare servizi ai cittadini. Gli enti locali hanno subito tagli verticali e orizzontali milionari e le casse sono vuote. E dal discorso del Capo dello Stato potrebbe arrivare una sollecitazione al Parlamento e al Governo per iniziare a invertire questa tendenza. E la voce che già si leva dal Parlamento è quella di Francesco Boccia deputati del Pd responsabile per gli enti locali del partito. «L’allarme lanciato da Manfredi, riguarda tutto il Mezzogiorno; il comune di Cosenza si trova nelle stesse condizioni finanziarie drammatiche di Napoli».

Boccia poi sferza il Governo: «Sull’emergenza dei comuni in riequilibrio e in dissesto c’è grande sensibilità della ministra Lamorgese per le competenze sulla finanza locale, così come al Mef della Vice Ministra Castelli, ma serve aprire un confronto urgente in Parlamento per arrivare durante la manovra a valutazioni condivise da tutte le forze politiche». Quindi l’affondo: «Mi auguro che il Governo trasmetta presto la manovra alle Camere, essendo già stato superato da tempo il termine indicato dalla legge, in modo da poter dare ai sindaci le risposte che aspettano e scongiurare che si verifichino soprattutto al Sud seri problemi sui servizi e ritardi ulteriori sulla programmazione degli investimenti». 

Baretta alla Castelli porterà non solo altri dossier su Napoli ma una proposta dal punto di vista di Palazzo San Giacomo non trattabile. Vale a dire lo scorporo del debito. Più semplicemente la separazione della gestione del debito da quella ordinaria. Nella sostanza il debito dovrà andare in carico a un commissario. Napoli chiede sostegno per abbattere il debito - il Comune paga 174 milioni all’anno per ripianare il disavanzo - e norme nuove come la rinegoziazione dello stesso. E sostegno della spesa corrente con iniezioni di liquidità per far ripartire la città e dare una quotidianità ai napoletani degna di questo nome. Per Manfredi e Baretta servono almeno 200 milioni per una decina di anni oltre a quello che normalmente arriva agli enti locali dallo Stato. Su questo Baretta - su mandato del sindaco - non deve fare passi indietro. Va detto che la Castelli conosce bene le problematiche di Napoli e si è sempre dimostrata molto sensibile alle vicende della terza città d’Italia. Ma è la gestione commissariale che Manfredi vuole perché con questa cadono anche i vincoli collegati allo status di ente in predissesto.

Tra tutti quello che costringe l’Ente a far pagare ai napoletani le tasse locali più salate d’Italia. Se passano questi due punti, cioè sostegno al debito con la gestione commissariale e sostegno alla spesa corrente, allora lo stesso Patto prende corpo. Gli step successivi - in caso di esito positivo - sarebbero quelli di rimettere in piedi i conti in maniera strutturale perché non arriveranno soldi a pioggia dallo Stato. Si deve mettere mano alla riscossione, Napoli ha un grossissimo problema a incassare. L’evasione fiscale in media è attorno al 55%. E per accorciare questa forbice servono investimenti, assunzioni, ristrutturazione della macchina comunale. A cascata per fare cassa si dovrà poi mettere mano alla riorganizzazione delle partecipate aprendo laddove è possibile le aziende al mercato. E all’immenso patrimonio immobiliare che negli ultimi 20 anni nessuno è riuscito a mettere a reddito. Infine - ma prima delle priorità - avere la possibilità di fare subito almeno mille assunzioni qualificate. Vale a dire non solo manovalanza che pure serve come il pane ma professionalità di livello.

 

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Il Mattino