Marano, due condanne per violenza sessuale

La 14enne costretta a subire le violenze in cambio di regali e ricariche telefoniche

Marano, abusarono di una ragazzina, due condanne a sei anni
Era stata abusata sessualmente dal titolare di una caffetteria del centro, dove aveva lavorato per qualche tempo, e da alcuni clienti abituali. Si è concluso, dopo circa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Era stata abusata sessualmente dal titolare di una caffetteria del centro, dove aveva lavorato per qualche tempo, e da alcuni clienti abituali. Si è concluso, dopo circa sei anni, il processo di primo grado che vedeva imputati due cittadini di Marano che avevano optato per il rito ordinario. I.L. e D.S., entrambi poco più che quarantenni, sono stati condannati a sei anni di reclusione dai giudici del tribunale Napoli nord.

La vittima delle violenze all'epoca dei fatti aveva poco meno di 14 anni. Sono state accolte, insomma, le richieste della pubblica accusa e della parte civile, difesa dall'avvocato Maria Concetta Luzzi. Un altro indagato, che aveva scelto il rito abbreviato, era già stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Il processo d'appello inizierà nelle prossime settimane.

Il caso fece molto scalpore anni fa, quando i carabinieri della locale compagnia - allertati da alcune segnalazioni anonime - fecero irruzione nelle abitazioni di cinque persone, tre delle quali poi rinviate a giudizio e condannate. Gli abusi, iniziati all'interno del noto locale, erano proseguiti (per diverse settimane) anche all'esterno. Rapporti sessuali che sarebbero stati consumati perlopiù in auto. Per la giovane vittima fu disposto il trasferimento in una casa famiglia, dove a lungo è stata protetta e curata dagli assistenti sociali.

La ragazzina era residente a poche decine di metri dall'attività commerciale dove, per un breve periodo, aveva prestato servizio. Un lavoro saltuario, dopo aver mollato gli studi, che doveva servire a racimolare qualche euro. Gli adulti coinvolti nella vicenda - secondo quanto ricostruito dai carabinieri - le avrebbero donato, in cambio delle prestazioni sessuali, ricariche telefoniche e qualche oggetto di scarso valore economico. I rapporti di natura sessuale furono confermati dalle dichiarazioni della vittima, ascoltata con l'ausilio di psicologi ed esperti. Gli indagati erano residenti nel centro storico di Marano. La famiglia della ragazzina - che all'epoca dei fatti viveva in una condizione di forte disagio - non si era accorta di nulla.

L'aggressione 

La vicenda delle violenze esercitate sulla minorenne fece il giro della città e nelle settimane successive alla notifica dei primi interrogatori e della notifica degli avvisi di garanzia si registrarono anche alcuni strani ed inquietanti episodi: uno degli imputati, il gestore di fatto della caffetteria, tra l'altro legato da vincoli di parentela con un detenuto affiliato al clan Polverino, fu avvicinato da alcuni sconosciuti e picchiato selvaggiamente in strada. L'uomo fu costretto a chiudere per qualche tempo l'attività. Il pestaggio - secondo alcune fonti investigative - sarebbe stato commissionato e condotto da persone vicine ad ambienti borderline, ma su questo specifico aspetto non è mai stata fatta chiarezza. I due adulti condannati dai giudici del tribunale Napoli nord non erano presenti in aula al momento della lettura della sentenza.

Nel corso del dibattimento, trascinatosi per diversi anni, i loro difensori hanno sostenuto a più riprese la tesi della «scarsa credibilità» della ragazzina. I legali di I.L. e D.S. hanno preannunciato ricorso in appello.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino