L'allarme lo lancia il presidente del collegio dei revisori dei conti: «Lo Stabile di Napoli è paralizzato». Questo, in buona sostanza scrive Giuseppe...
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Il Consiglio di amministrazione, decaduto lo scorso 21 dicembre e prorogato per 45 giorni, doveva essere rinnovato il 14 febbraio scorso. Ma l'assemblea dei soci convocata era stata rinviata sine die. Nella sua lettera Signoriello ricorda ai soci che, scaduta la prorogatio, il Cda si considera sciolto. Ne deriva che qualsiasi atto successivo a quella data è da ritenersi invalido. E li riconvoca in assemblea per il 27 febbraio con il preciso fine di trovare l'accordo che fino ad oggi manca: quello sul presidente. Perchè certo, ci sono da rinnovare anche gli altri componenti del Cda e quelli del collegio dei revisori. Ma è la presidenza il nodo intorno al quale stanno lavorando da settimane le diplomazie di Palazzo San Giacomo e Palazzo Santa Lucia, con i rispettivi capi di gabinetto, Auricchio e De Felice, impegnati in un braccio di ferro per conto dei duellanti de Magistris e De Luca. Adesso il commercialista inchioda le parti ad una decisione.
Con un avvertimento a margine: «Nella deprecabile ipotesi in cui non si arrivasse alla nomina dei nuovi organi, mi vedrò costretto ad investire in via d'urgenza il Presidente del Tribunale di Napoli per i provvedimenti del caso», scrive, agitando lo spettro di uno scioglimento dello Stabile. Una cosa, a questo punto, appare certa: lunedì prossimo alle 10,30 i soci dovranno sedersi intorno al tavolo con un accordo. O, al limite, dovranno trovarlo in quella sede. Dato ormai per acquisito l'addio del presidente scaduto Ferrara, che in questi giorni secondo indiscrezioni starebbe già smobilitando, c'è da individuare il profilo istituzionale ed autorevole che De Luca ha richiesto per assicurare al teatro le necessarie relazioni con il mondo economico e bancario. Nonostante le resistenze del Comune di Napoli, in mancanza di soluzioni dell'ultimo momento, alla fine potrebbe spuntarla l'imprenditrice Pina Amarelli, sostenuta dalla Regione e già membro del Cda in quota Città metropolitana. Ad appoggiare l'indicazione di De Luca ci sarebbero altri tre soci: i Comuni di San Giorgio e Pomigliano d'Arco e il socio privato Banco di Napoli. Se le cose dovessero andare così, a de Magistris resterebbero i soli voti di Comune e Città metropolitana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino