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Francesca, laureata in lettere col massimo dei voti, ha quasi quarant'anni ed è al telefono da mezz'ora. Cammina su e giù intorno alla statua di Dante. Finalmente chiude la conversazione e sospira: «Era una nuova tesista - commenta - Queste cose vanno sempre per le lunghe». Francesca non è una docente universitaria. Sarebbe titolata come professoressa di medie o superiori, ma non è abilitata e aspetta dalla scuola una convocazione che ancora non è arrivata, e «che difficilmente arriverà presto e per un periodo lungo prosegue visto che non ho un punteggio altissimo in graduatoria e le liste a Napoli sono intasate. Nell'attesa di una chiamata dovrò pur pagare l'affitto. Questi soldi mi servono». Come tanti suoi coetanei ricercatori precari, dottorandi senza borsa, insegnanti senza cattedra Francesca mette «il piatto a tavola scrivendo tesi di laurea conto terzi sorride per quei laureandi che non hanno tempo o le capacità per scrivere un elaborato. Devo dire che le richieste stanno aumentando». Proprio così. Le tesi su commissione oggi rappresentano un mercato, rigorosamente nero, sempre più diffuso a Napoli e non solo a Napoli. Tanti laureati o ricercatori si prestano alla stesura di un elaborato per laureandi svogliati di materie umanistiche e no. Costo medio, «500 euro - aggiunge Francesca - Io stessa sono uno dei mille effetti collaterali del precariato intellettuale nel Terzo Millennio».
C'è chi lo fa in attesa di essere assunto dalla scuola o dall'Università, chi lo fa per pagare l'affitto. C'è chi lo fa per scelta, chi per integrare una borsa di studio di qualche tipo. In ogni caso, i laureandi in cerca di tesi scritte da altri crescono, così come cresce l'esercito della manovalanza intellettuale senza reddito: i ghostwriter dell'accademia. Da Nietzsche al romanzo del Novecento. Dall'elaborato in scienze sociali a quello sul marketing. Il mercato, insomma, offe una scelta sempre più ampia ai furbetti dell'alloro. Prezzo medio «500 euro per una triennale da 60 pagine - spiega Gianni, dottore in Filosofia - Per le magistrali si arriva anche a sfiorare i mille euro, ma su queste ultime il fenomeno si dirada un po', perché gli studenti ci arrivano più esperti e preparati».
Al contrario, di tesisti scoperti ad abusare del copia e incolla dal Web ce ne sono eccome. I sistemi di controllo messi in campo dall'accademia, in questo senso, esistono e funzionano. Dal software ad hoc alla verifica delle frasi su Google. «Uno studente su dieci ormai almeno ci prova a fare il furbo - confida il Rettore di un'Università - Ma la scopiazzatura da Internet è un metodo di inganno facilmente contrastabile». L'efficienza di questo contrasto aiuta a ricostruire un pezzetto del puzzle che porta al boom delle tesi «conto terzi». Un altro pezzo lo mette assieme Francesca: «Le università, e in qualche caso la distribuzione dei fondi, si basano sul numero di laureati prodotti - conclude - Ecco perché bocciare tanto non conviene, e non conviene ostacolare troppo i percorsi di studi. Ed ecco perché capita che alla laurea possa arrivarci anche uno studente che, quando scrive, non ha le idee chiare su come posizionare un soggetto rispetto a un verbo». Mentre Francesca finisce la frase, la statua di Dante-padre della lingua, a pochi passi da lei, continua a tenere le braccia larghe, come se sospirasse. «Non si lavora solo su Napoli - conclude Gianni - Così come a Bologna non si lavora solo su Bologna e a Milano non si lavora solo su Milano. È un mercato che funziona senza social, principalmente via mail e con pagamenti cash non tracciabili. So di un amico che ha aperto una carta prepagata su cui si fa versare piccole somme alla consegna di ogni capitolo».
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