Napoli, gli ormeggi abusivi dei clan a Mergellina: prenotazioni in chat, 3.500 euro a posto barca

Napoli, gli ormeggi abusivi dei clan a Mergellina: prenotazioni in chat, 3.500 euro a posto barca
Mergellina, la zona più bella della costa napoletana, spettacolo agli occhi, risorsa da sempre poco sfruttata. Non da tutti, sembra di capire: quell’angolo di mare...

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Mergellina, la zona più bella della costa napoletana, spettacolo agli occhi, risorsa da sempre poco sfruttata. Non da tutti, sembra di capire: quell’angolo di mare che bagna Posillipo, a ridosso di largo Sermoneta, si è trasformato in una miniera d’oro. Solo per qualcuno, che ha imparato a organizzare traffici illeciti, tutti da esplorare: boe posticce, ormeggi abusivi, con la benedizione di soggetti in odore di camorra. Otto personaggi, tutti con precedenti penali, di recente deferiti all’autorità giudiziaria, grazie al lavoro della pg della Capitaneria di porto. 

Da soli gestiscono (o hanno gestito fino a qualche giorno fa) qualcosa come 130 boe, parliamo di allacci abusivi grazie a un sistema di ancoramento subacqueo, fondato su attracchi di cemento armato collocati sul fondale. Per settimane sono stati controllati, monitorati a distanza, con tanto di blitz rimasti rigorosamente sotto traccia. Anzi: sotto la superficie marina. Hanno gestito le barche dei napoletani, che da queste parti rappresentano da sole una sorta di Eldorado. E se ne sono accorti gli uomini al servizio della capitaneria, grazie al coordinamento dell’ammiraglio Pietro Giuseppe Avella (attività condotta in piena sinergia con i poliziotti del commissariato San Ferdinando), che hanno scrutato (e fotografato) i movimenti dei cosiddetti signori della sosta a mare. 

Conviene partire dai prezzi, da una sorta di tariffario che sta emergendo dalle prime indagini condotte nella prima parte dell’estate del 2022: ogni posto barca costa intorno ai 3500 euro, soldi cash da consegnare nelle mani di chi riesce a gestire il via vai di clienti. Tutto avviene senza lasciare traccia, i contatti hanno inizio attraverso un’utenza telefonica. Anzi. Attraverso un numero dedicato al quale scrivere, usando una messaggistica istantanea. C’è un numero di whatsapp, a prova di intercettazioni, per la definizione del prezzo, delle attività ordinarie e per ogni genere di segnalazione nel corso dell’intera stagione balneare. Soldi subito, il resto sono solo mance. Facile fare due conti: in pochi mesi, la banda delle boe abusive, nel solo specchio di acqua di Mergellina, ha portato a casa qualcosa come 420mila euro. Troppo per essere considerato un semplice affare tra privati. Troppo per immaginare che, alla base di un simile business, non ci siano solo iniziative pirata da parte di qualche soggetto in vena di arrangiare pochi spiccioli. Una parte di costa (e di mare) che va restituita all’economia cittadina, possibilmente in chiaro, grazie alle regole del libero mercato, attraverso un sistema di attracchi legali disciplinato da regole chiare in materia di concessioni. Ed è questo l’altro aspetto di una simile storia, sempre alla luce di quanto è emerso finora dai fondali napoletani. 

In sintesi, i presunti signori delle boe clandestine hanno imparato a sfruttare i canali legali, piazzando le proprie boe accanto a quelle date in concessione. Un sistema di attracchi “a corpo morto” che si è ingrandito, quasi come se stessimo parlando di una sorta di doppia o tripla fila lungo una strada cittadina. Tutto è avvenuto in modo lento e progressivo, sulla falsariga di quanto è stato possibile riscontrare pochi giorni fa, in un altro specchio d’acqua napoletano. Ricordate cosa è accaduto a Coroglio? La scorsa settinana, il blitz della capitaneria di Porto (questa volta accanto agli uomini della Finanza), che ha consentito di far scattare il sequestro di un’area anche più ampia: circa 40mila metri quadrati, dove erano ormeggiate - sempre in modo abusivo - 187 imbarcazioni di altrettanti napoletani (o turisti), che hanno appoggiato i loro natanti, in cambio di soldi versati in contanti. Uno scenario che ora spinge le autorità giudiziarie a procedere con verifiche a stretto giro. Si punta a capire se c’è un reale interesse della camorra, se ci sono stati silenzi omertosi da parte delle autorità di controllo, ma soprattutto a verificare chi gestiva la chat per definire appuntamenti, accordi commerciali e segnalazioni varie. Un mondo a parte su cui, in modo ciclico in questi anni, si è accesa l’attenzione degli inquirenti, nella speranza di una svolta definitiva: che punti a riconsegnare il mare ai napoletani e le boe all’economia pulita della città.

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Il Mattino