Metropolitana al rione Sanità, padre Loffredo invoca partecipazione: «Qui le cose più belle sono quelle condivise »

Metropolitana al rione Sanità, padre Loffredo invoca partecipazione: «Qui le cose più belle sono quelle condivise »
Alla Sanità tutto è possibile. Storie ed esperienze di riscatto si moltiplicano grazie all’iniziativa di realtà associative e imprese sociali che stanno...

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Alla Sanità tutto è possibile. Storie ed esperienze di riscatto si moltiplicano grazie all’iniziativa di realtà associative e imprese sociali che stanno facendo scuola. Un’altra storia la si sta scrivendo proprio in questi giorni. Presto verrà realizzata la seconda uscita della stazione Materdei della linea 1 nel quartiere Sanità. Si tratta di un evento carico di molti significati, a suo modo storico. Innanzitutto per la modalità: negli oltre 40 anni di storia della metropolitana di Napoli, è la prima volta che il progetto di un pezzo della linea ferroviaria cittadina verrà affidato attraverso un concorso gestito dal Comune di Napoli. Ma rendere unica questa piccola grande opera è soprattutto il suo significato simbolico: una volta realizzata, infatti, il quartiere verrà finalmente riconnesso alla città, potendo rimarginare in tal modo la ferità inflitta dai Francesi agli inizi del 19° secolo con la realizzazione del famigerato ponte.


Lo sa molto bene la gente del quartiere che, di fatto, chiede a gran voce di poter fare la prima esperienza di progettazione partecipata a Napoli. E lo ha fatto ancor prima che i lavori abbiano inizio. Esponenti della Fondazione San Gennaro, della Cooperativa “La Paranza”, della Cooperativa Sociale “Il Grillo Parlante” e di molte altre realtà associative del quartiere, insieme a tanti altri abitanti, hanno raccolto con entusiasmo l'opportunità che gli è stata offerta da uno dei concorrenti al concorso, contribuendo ad elaborare una delle proposte in gara. Di questo processo è stato attore anche don Antonio Loffredo.
 

«Le cose più belle di questo quartiere – afferma Loffredo – sono le cose partecipate. Penso alle panchine in legno che abbiamo realizzato in piazza, sono state pensate insieme ai ragazzi del quartiere e ora tutti le percepiscono come proprie, nessuno si permette di vandalizzarle. Questo metodo di lavoro ci fa esultare. Se sarà partecipata, la metro sarà sentita ancor di più come una nuova anima della Sanità, un rione che ha nel sottosuolo un’energia enorme che ora molti stanno imparando a scoprire. Ma non solo la Sanità, è tutta Napoli che ha bisogno di partecipazione per fare le cose, e farle bene». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino