Napoli. Morte di Salvatore in Galleria, ecco il valzer delle responsabilità

Piazzetta Matilde Serao 7. Le indagini sono partite da 44 avvisi di garanzia e dai fatti di quel condominio per risalire alla storia della monumentale Galleria Umberto tra...

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Piazzetta Matilde Serao 7. Le indagini sono partite da 44 avvisi di garanzia e dai fatti di quel condominio per risalire alla storia della monumentale Galleria Umberto tra concessioni, documenti amministrativi, interventi di politici. Un viaggio nel passato, indietro di secoli, fino all'Ottocento, per sciogliere il nodo decisivo, quello della competenza sulla manutenzione del cornicione esterno da cui il 5 luglio 2014 si staccò il frammento che uccise il povero Salvatore. Un nodo che resta, assieme alla sensazione che si sia aspettato troppo per intervenire o comunque che si siano adottati provvedimenti tampone su singole parti e non sull'intera facciata. Perché i lavori di manutenzione ci sono stati ma, come si legge in un capo di imputazione, «pur essendosi estesi al di sopra del cornicione dell'edificio, e dunque in zona di pretesa proprietà pubblica, non avevano riguardato tutte le parti interessate dai dissesti tra cui la parte del frontone che si staccò il 5 luglio 2014».


Un rimbalzo di responsabilità tra amministrazione pubblica e amministrazione condominiale fa da cornice alla tragedia. Ora che le indagini sono chiuse e l'udienza preliminare ha stabilito l'esigenza di un processo questo sarà il tema centrale del dibattimento, il punto di partenza ma anche quello di arrivo. Perché stabilire a chi spettava tenere in sicurezza quella facciata della Galleria consentirà di accertare le singole responsabilità del crollo che ha causato la morte di Salvatore.La legge impone di farlo «oltre ogni ragionevole dubbio», dipanando le ombre che in questa vicenda sono ancora tante. Sul tavolo ci sono tesi diverse: quella della Procura, quella del consulente tecnico, quelle delle parti e la teoria della parte civile che chiede di allargare le indagini al sindaco Luigi De Magistris (il fascicolo è al momento iscritto come atto che non costituisce reato) in quanto garante della sicurezza dei cittadini e sulla scorta delle interrogazioni consiliari con cui Vincenzo Moretto, quattro mesi prima della tragedia, segnalava i pericoli della Galleria: «Tra un po', senza voler essere uccelli del malaugurio, verrà la stagione dei crolli».


Poi l'inaccettabile accadde e Salvatore fu colpito alla testa da un pezzo di cornicione venuto giù in un sabato pomeriggio d'estate mentre lo studente di provincia era con gli amici in via Toledo, la strada delle passeggiate. «Negligenza, imperizia, imprudenza, inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline»: i pm descrivono così le condotte che in maniera colposa avrebbero causato il crollo e quindi la morte dello studente di 14 anni. Tengono conto della relazione dell'ingegnere Nicola Augenti, consulente tecnico da loro scelto, ma se ne discostano quando si propende per una responsabilità più di tipo condominiale e, con riferimento a due sentenze della Corte di cassazione civile, si ritiene che «la manutenzione della voluta laterale posta sul lato destro, guardando la Galleria Umberto dall'ingresso di via Toledo, del frontone sovrastante l'ingresso della Galleria deve ritenersi condominiale in ossequio alla presunzione legale di comunione, trattandosi altresì di parte dell'edificio che per la sua collocazione ha natura decorativa e ornamentale della facciata, la quale rientrando nella categoria dei muri maestri ricade a sua volta tra le parti oggetto di comunione fra i proprietari delle diverse porzioni e risponde a una prevalente funzione estetica dell'edificio nel suo complesso e non a quella di specifiche e singole porzioni immobiliari».Di qui l'uscita dal processo degli inquilini, i privati che furono tra i 44 destinatari dell'avviso di garanzia ad avvio indagini e per i quali i pm hanno chiesto l'archiviazione (a cui la parte civile si è opposta).  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino