Movida a Napoli, la faida dello Spritz: ​guerra tra bande di ragazzini

Movida a Napoli, la faida dello Spritz: guerra tra bande di ragazzini
Rapinano un Rolex alla persona sbagliata, «una persona “seria”... di mezzo alla strada - dicono - uno che comanda...»; poi capiscono che arriverà la...

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Rapinano un Rolex alla persona sbagliata, «una persona “seria”... di mezzo alla strada - dicono - uno che comanda...»; poi capiscono che arriverà la vendetta e non hanno scelta: «Devono andare al Cavone e anticipare le loro mosse... devono sparare sette o otto botte nello stomaco di quelli del Cavone...». Ed è così che da vico Desiderio alla Pignasecca, parte un commando di ragazzini, che va a ingaggiare un conflitto a fuoco contro coetanei che - in quelle ore - stanno presidiando il “loro” territorio. È accaduto poche settimane fa, tra vico Lungo Gelso e vico Desiderio, a ridosso dell’ospedale Pellegrini, linea di confine tra due cartelli di giovanissimi che si contendono la zona: non solo piazze di spaccio, sembra di capire dalle informative di pg, ma anche la «gestione di commercio di vendita al minuto di bevande», il controllo di zone che ospitano la vita notturna, insomma, di quel pezzo di movida napoletana che ormai da anni è esplosa anche nella collina di Montecalvario. Giovanissimi armati, conflitti a fuoco, intere famiglie impegnate nello scontro dei più giovani (accuditi da mamme e sorelle), secondo quanto emerge dal decreto di fermo a carico di alcuni presunti responsabili di un episodio di far west consumato a Napoli lo scorso febbraio. Nessun dubbio per il gip, convalidati i fermi dei soggetti coinvolti.

Cinque i sospettati per il raid notturno: tre ventenni e due minorenni, secondo quanto appreso dal Mattino, alla luce dell’informativa della Mobile (del primo dirigente Alfredo Fabbrocini). Stando alla ricostruzione investigativa (pm della Dda Urbano Mozzillo), a Montecalvario imperversa una nuova paranza dei bambini, che si contendo affari criminali. Quali? Droga, rapine ai turisti, riciclaggio del denaro sporco in mille attività, molte delle quali legate alla Movida: è la faida dello spritz, a giudicare dai baretti esplosi tra i vicoli a ridosso di via Toledo e dalla gestione di vendita al minuto di alcol da parte di ambulanti nelle ore notture. Ma andiamo con ordine a partire dagli arresti. Per gli spari consumati in un conflitto a fuoco lo scorso 21 febbraio, a due passi dall’ospedale dei Pellegrini, sono finiti in manette Ciro Minieri, Nicola Minieri, Cristian Monti e Antonio Napolitano. Difesi dalla penalista napoletana Antonella Regine, dovranno rispondere dell’accusa di aver organizzato un raid contro il gruppo dei Lepre del Cavone. A scatenare la rappresaglia, un episodio avvenuto pochi giorni prima - il 17 febbraio scorso - quando Ciro Minieri e Antonio Napolitano avrebbero rapinato un orologio Daytona (valore 30mila euro) dal polso di un ragazzo in partenza per la Spagna (al quale vengono rapinati anche 1500 euro), ritenuto a sua volta vicino alle famiglie del Cavone. 

Stando alle intercettazioni, i due rapinatori non erano a conoscenza dello spessore della vittima: «Ho capito dopo che è uno che comanda...», dice Ciro Minieri. A partire da questo momento, ha inizio una sorta di controffensiva che ha un solo obiettivo: quello di scongiurare una reazione da parte di quelli del Cavone, anticipando le loro mosse. C’è un sunmit in via Desiderio, c’è una strategia armata: «Dobbiamo andare nel Cavone e dobbiamo sparare nello stomaco a tutti quanti... facciamo due gruppi, entriamo nel Cavone che facciamo pure il morto... un gruppo va da sopra, l’altro dal basso, facciamo una cosa a schiacchianoci». Un piano che salta, dal momento che il gruppo capeggiato da Ciro Minieri viene intercettato da quelli del Cavone, che evidentemente erano in attesa dell’arrivo dei rivali. Vengono esplosi undici proiettili da armi diverse, ci sarà un solo ferito non grave, mentre la Mobile ha intercettato il ritorno degli aspiranti killer nell’abitazione: «Erano in sella allo scooter, dice uno del gruppo Minieri, ci aspettavano all’ingresso del Cavone, avevano il proiettile in canna... ho visto che alzava il braccio e che stava puntando, quando ho sparato. Ho fatto bum bum, più di dieci colpi». L’ultima battuta intercettata è chiarissima sullo stile di vita di questi soggetti: «Se domani esce il video di quello che abbiamo fatto, si capisce quante botte abbiamo fatto... loro tenevano un’arma piccola (tantella), noi abbiamo sparato per primi». 

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Il Mattino