Il paradiso e l'inferno in una sola giornata: ai napoletani e ai turisti la città offre il pacchetto completo. Folla record dal centro storico al lungomare, scene da...
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Chiunque abbia a cuore il decoro di Napoli e la sua grande bellezza, non può che celebrare con orgoglio le immagini di festa che rimbalzano dal palcoscenico a cielo aperto del centro storico; non può che gioire per gli alberghi pieni al 96 per cento e la fiumana di turisti che si riversa ogni giorno nei luoghi simbolo della città, offrendo uno spettacolo straordinario. Anche l'Albero della Rotonda Diaz, ci sono tutte le premesse, farà da straordinario volàno al boom di turisti. Allo stesso modo, chiunque abbia a cuore l'immagine della città non può che provare sconcerto, rabbia e imbarazzo per la paralisi quotidiana della circolazione che fa di via Marina - la principale arteria d'accesso a Napoli - l'epicentro del caos. Non solo un'eterna incompiuta, ma anche il simbolo più evidente della cattiva pianificazione degli interventi, tra cantieri infiniti e tempi non rispettati, nonostante il florilegio di promesse e buone intenzioni. Il paradiso e l'inferno.
La giornata di ieri ha restituito entrambi i fotogrammi. Ci si deve rallegrare che Napoli diventi la meta preferita dei turisti, ma non che la meta dei turisti diventi una Mecca infernale, senza che nessuno si assuma la responsabilità di chiedere scusa ai cittadini per gli enormi disagi che sono costretti, da anni, a sopportare. Come denunciano da anni, spesso inascoltati, i comitati e le ostinate associazioni di cittadini che chiedono il rispetto dei tempi di attuazione delle opere e un maggior decoro nella manutenzione della città: da via Marina ostaggio degli ingorghi a una Villa Comunale ormai putrescente, dalle tante strade ridotte a casbah alla Galleria Umberto che se ne cade letteralmente a pezzi. Non bisognava essere delle cassandre per pronosticare che via Marina, soprattutto sotto Natale, sarebbe diventata l'altra faccia della città.
Ci dispiace ribadirlo, ma è una faccia scandalosa. Perché non si doveva arrivare a Natale programmando contemporaneamente un'offerta turistica così ambiziosa e un cronoprogramma degli interventi di restyling così incerto, tra lunghi ritardi e continue varianti in corso d'opera. Una città che si candida a capitale del turismo internazionale non può accontentarsi di avere infrastrutture così scadenti. Manutenzione, sicurezza e certezza dei tempi di avanzamento delle opere non dovrebbero essere un optional, ma l'architrave sul quale sorreggere le politiche di valorizzazione del territorio. Non bastano le ricchezze artistiche e naturali, ma soprattutto non bastano le belle idee se non c'è un governo del territorio in grado di sorreggerle, con un'oculata pianificazione. Il traffico a Napoli è una maledizione antica, ma l'assuefazione non è mai un buon rimedio. Pretendere che lo scempio di via Marina finisca è un esercizio di civiltà, non di catastrofismo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino