Pronto il piano anti-sismico del Comune di Napoli. La giunta comunale il 25 ottobre ha approvato la delibera, che adesso dovrà passare in Consiglio, che va a integrare il...
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All'appello, però, mancano ancora i dati sulla vulnerabilità sismica degli edifici, previsti dalla legge regionale del 2013. Il Comune, è scritto nella delibera, «non dispone allo stato dei dati richiesti per la redazione degli scenari locali per il rischio sismico, neanche in maniera semplificata, ovvero in minima misura e per ristrettezze e determinate categorie di edifici». Nello specifico «manca uno studio qualitativo dei danni attesi per gli edifici presenti nel territorio comunale, benché questi dati siano stati richiesti agli organi regionali, in modo da poter fornire una valutazione della vulnerabilità delle strutture». Il Comune, proprio al fine di integrare il piano anti-sismico con queste informazioni, sta ultimando lo studio di microzonazione sismica e l'analisi delle Condizioni limite di emergenza (Cle) per le 10 Municipalità.
Nell'attesa dello studio, intanto, il piano anti-sismico approvato contiene già tutte le azioni immediate per la difesa dal rischio sismico, individua le aree sicure e definisce le azioni di intervento per garantire il soccorso e l'assistenza alla popolazione. Nel piano sono individuate le principali vie di fuga cittadine, si tratta di 13 strade fondamentali per il traffico: l'ex statale 162 di corso Malta, l'Asse Mediano, la statale del Vesuvio, la Sannitica, la Domitiana, l'autostrada del Sole, la Tangenziale, la Napoli-Reggio, corso Secondigliano, via Santa Maria a Cubito, via Montagna spaccata, via Napoli-via Pozzuoli e la perimetrale di Soccavo-Pianura. In caso di emergenza queste strade dovranno essere sempre percorribili. Gli svincoli saranno presidiati da polizia municipale e forze dell'ordine, il traffico regolato tramite cancelli.
Il piano prevede tre scenari di rischio, a seconda dell'intensità del sisma, da uno scenario 1, con danni contenuti a livello cittadino, a uno scenario 3, con la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, come nel caso del terremoto del 1980 in Irpinia. Le procedure prevedono 4 fasi, da una condizione di pace, all'allarme, all'emergenza, fino alla gestione del post-sisma e alla revoca dello stato di allarme. La macchina dei soccorsi scatta subito dopo l'emanazione del bollettino sismico dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) trasmesso a Prefettura ed enti locali e si avvale dell'ausilio operativo di Protezione Civile e associazioni volontari. Il quartier generale è a Palazzo San Giacomo e nella sede della Protezione Civile a via Cupa Principe. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino