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Arriva un passo importante per la rigenerazione di uno degli snodi cruciali della città. Un piano per l’integrazione, e che combatta le situazioni di fragilità e disagio sociale. Parliamo dell’area della stazione. È stato chiuso nelle scorse ore l’avviso pubblico per il rilancio di piazza Garibaldi, che è stato affidato alla cooperativa Dedalus. Presto, se tutto filerà liscio, nell’arena ci saranno spettacoli e non più sporcizia. La zona è, ormai da anni, il più denso crocevia di turismo internazionale, professionisti e immigrazione. Qui si incrociano, in pochi metri, i bistrot per vacanzieri e i letti degli homeless, manager o politici in arrivo in città e i mercatini africani del vicinissimo Vasto.
La convivenza tra le due anime della zona non è certo delle più agevoli, insomma. È in questo contesto che l’esito dell’avviso pubblico avviato dal sindaco Gaetano Manfredi segna una svolta potenzialmente decisiva per il decoro e la vivibilità di una piazza che, riconsegnata alla fine di novembre del 2019 dopo 8 anni di cantieri, non ha avuto vita semplice. A 4 anni dall’inaugurazione della nuova Garibaldi (con l’ex ministro ai Trasporti Paola De Micheli e l’ex sindaco Luigi de Magistris), l’inciviltà l’ha fatta spesso da padrone tra i gradoni dell’arena, con la vandalizzazione dei campetti di calcio e basket o delle giostre, e con i rifiuti tra le aree verdi.
La zona di Garibaldi rientra tra quelle contese tra l’élite e il degrado, come se tra le due condizioni, a Napoli, non ci fosse distanza. Eccellenze e sporcizia. È un’area alla ricerca di equilibro: il semi-ghetto del Vasto e l’accoglienza, turismo e immondizia, metrò dell’arte e letti di fortuna, ristoranti storici e kebabbari low-cost, melting-pot felice e disagi sociali. Negli anni scorsi, più volte si era parlato di un piano per risolvere questa antinomia della zona. In particolare, a cavallo dell’apertura della Galleria commerciale interna alla fermata della linea 1, stava prendendo corpo l’idea di un consorzio commerciale di imprenditori che gestissero l’area. La svolta attuale va in direzione di una regolamentazione e dell’integrazione. E si rivolge all’anima di piazza Garibaldi composta da migranti, per lo più nigeriani, senegalesi e maghrebini che abitano tra via Torino, via Bologna, corso Novara e dintorni. È proprio alle comunità di migranti e all’integrazione che è rivolta la parte più innovativa del piano per piazza Garibaldi.
Il progetto è stato affidato alla cooperativa sociale Dedalus, capofila di un raggruppamento con altre cooperative sociali e associazioni. Dedalus è un’associazione già molto attiva in zona e in un’altra location importante per l’integrazione in città: quella Porta Capuana che, nonostante la riconsegna di gran parte dell’area successiva ai lavori Unesco, stenta a decollare dal punto di vista del decoro.
L’allora nuova piazza Garibaldi del 2019 contava, e conta, 37mila metri quadrati di aree pedonali, 15mila di spazi verdi e 9mila di aree ludiche. Grazie anche alla collaborazione di Metropolitana Spa, furono stanziati 150mila euro per gli straordinari di un anno agli agenti della polizia locale che sorvegliarono gli spazi. Ma quei soldi, poi, sono finiti. Guardando al presente, l’integrazione resta la priorità, come da progetto del Comune. Ma povertà e inciviltà, che sono cose molto diverse, si sono incrociate spesso nella non più nuova piazza Garibaldi. Tanti i passanti e i passeggeri che hanno dovuto fare i conti con il degrado e l’orinatoio in pieno giorno nel cuore della piazza della stazione. Tante anche le proteste dei commercianti e del Comitato Vasto. Numerosi gli episodi di violenza nei dintorni dell’arena e della stazione (come il recente accoltellamento di un agente). Cose che, si spera, con il nuovo piano diventeranno solo un ricordo.
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