Piazza Trieste e Trento, nessuno sia complice di questo scempio

Piazza Trieste e Trento, nessuno sia complice di questo scempio
Nella città indolente, capace di tollerare ciò che altrove sarebbe censurato, non ci si indigna più per nulla. Neppure per la desolante scena che sabato sera...

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Nella città indolente, capace di tollerare ciò che altrove sarebbe censurato, non ci si indigna più per nulla. Neppure per la desolante scena che sabato sera si è presentata davanti alle centinaia di napoletani e turisti che attraversavano piazza Trieste e Trento per raggiungere il lungomare o il centro antico. 


La scena è quella che Il Mattino ha immortalato con immagini eloquenti: un tappeto di auto e motorini nella porzione di piazza che separa il San Carlo da Palazzo Reale. Un luogo che trasuda fascino e che altrove sarebbe protetto come una reliquia, mentre qui viene sfregiato con disinvoltura. A dirigere le operazioni di sosta illegale gli immancabili abusivi, a cui automobilisti e centauri consegnavano serenamente chiavi e soldi per il servizio offerto. Una circostanza possibile solo in un luogo dove domina una condizione di illegalità diffusa, che favorisce l'affermazione di un senso di impunità contro il quale oggi bisogna fare i conti. Ed è una lotta impari, perché combattuta con armi spuntate: le sanzioni amministrative nei confronti dei parcheggiatori abusivi non producono alcun effetto perché si tratta quasi sempre di soggetti nullatenenti mentre il daspo urbano non risulta ancora pienamente applicabile perché manca il regolamento comunale di polizia locale. Certo, se poi il servizio dei vigili in piazza Trieste e Trento, anziché concentrarsi nelle ore di punta, termina alle 21, com'è accaduto sabato sera, tanto vale alzare bandiera bianca.

Serve una risposta forte da parte delle istituzioni e delle forze dell'ordine ma soprattutto ciò di cui c'è bisogno più di ogni altra cosa è la piena collaborazione da parte dei cittadini. Che dovrebbero denunciare, non essere complici. Non si può pensare e agire come se le regole dovessero rispettarle solo gli altri. «Not in my backyard» dicono, con un'espressione efficace, gli anglosassoni: «Non nel mio cortile». Con questa mentalità è difficile che qualcosa cambi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino