Napoli, cambio al vertice della prefettura: Palomba subentra a Valentini

Napoli, cambio al vertice della prefettura: Palomba subentra a Valentini
Un prefetto napoletano. Sono trascorsi quasi quindici anni dall’ultimo delegato di governo, Renato Profili, nato all’ombra del Vesuvio. Ora che la città...

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Un prefetto napoletano. Sono trascorsi quasi quindici anni dall’ultimo delegato di governo, Renato Profili, nato all’ombra del Vesuvio. Ora che la città è a un nuovo momento di svolta - si sta per eleggere il prossimo sindaco, sono in arrivo i fondi del Pnrr, Napoli sta tentando di lasciarsi alle spalle i mesi drammatici della pandemia - il Viminale ha deciso di affidare il delicato incarico a un uomo figlio di questa città: Claudio Palomba, attuale prefetto di Torino, che dovrebbe assumere l’incarico a ottobre. Mancano naturalmente gli ultimi passaggi formali, la nomina dev’essere portata all’attenzione del Consiglio dei ministri nell’ambito di un giro più ampio di incarichi, ma il quadro sembra ormai definito.

Sessantadue anni, sposato e padre di una figlia, laurea in Giurisprudenza alla Federico II e abilitazione all’esercizio della professione forense presso la Corte d’appello di Napoli, Palomba ha alle spalle una lunga carriera negli uffici territoriali di governo di mezza Italia: prefetto di Rimini dal 2012 al 2015, poi a Lecce e a Torino, ma prima ancora era stato nominato dal presidente del Consiglio sub-commissario del sindaco di Roma con il compito di predisporre il piano di rientro dai debiti. Una circostanza che fa subito pensare alla preoccupante situazione dei conti del Comune di Napoli e che potrebbe aver influito sulla scelta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: toccherà infatti al successore di de Magistris tentare di scongiurare il dissesto e in questo senso il prossimo primo cittadino potrà contare anche sull’appoggio tecnico, oltre che politico e istituzionale, del nuovo prefetto. Palomba, oltre trent’anni di esperienza, conosce bene il funzionamento della macchina amministrativa: nella sua carriera ha ricoperto ruoli commissariali nei Comuni di Anzio, Velletri, Nuoro, Pomezia, e ancora Rocca Priora, Grottaferrata e Gioia del Colle. In Campania, all’inizio degli anni Duemila, aveva fatto parte della commissione straordinaria che decretò lo scioglimento del Comune di San Paolo Bel Sito, nel Nolano, per infiltrazione mafiosa. Un funzionario dello Stato completo e autorevole, dunque, che risponde ai bisogni di una città dove chi ricopre ruoli istituzionali così delicati è chiamato spesso ad andare anche oltre le proprie competenze, con coraggio, passione e senso di responsabilità, per contribuire a risolvere problemi altrimenti insormontabili.

Ha interpretato così il ruolo di prefetto Marco Valentini, che lascia il capoluogo partenopeo dopo quasi due anni di intenso lavoro. Valentini, che compie 65 anni domani, ha assunto l’incarico alla vigilia dell’emergenza Covid e in questi tempi difficili ha svolto la complessa funzione di delegato del governo con sobrietà, discrezione ma anche con fermezza. Basti pensare agli interventi in tema di ordine pubblico quando, lo scorso autunno, salì la tensione per le nuove chiusure anti Covid e Napoli si ritrovò ostaggio di gruppi di facinorosi che per una notte scatenarono il caos a Santa Lucia. Quell’episodio, anche per il buonsenso e il sangue freddo dei massimi rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine, è rimasto una pagina isolata nella storia recente della città. Ma Valentini è stato protagonista anche di battaglie civili e per la legalità, come la crociata contro murales e altarini, partita proprio con un’intervista del prefetto al Mattino lo scorso mese di gennaio: da allora il nostro giornale è impegnato a segnalare costantemente la presenza di tempietti abusivi dedicati a camorristi e rapinatori tra i vicoli del centro storico o nelle periferie dimenticate dalla politica. E proprio questo sforzo comune, tra giornalisti e istituzioni dello Stato, ha portato alla rimozione, passo dopo passo, di quasi tutti questi simboli del malaffare e dell’illegalità. Il prefetto uscente si è inoltre distinto nell’impegno contro la movida selvaggia e contro l’uso delle armi, anche e soprattutto tra i giovanissimi. Questa l’eredità che Valentini, il quale in queste ore sta organizzando il saluto previsto a fine mese, lascia al suo successore. Ma Palomba, che con la città ha mantenuto negli anni un forte legame (torna spesso all’ombra del Vesuvio ed è appassionato di calcio e tifosissimo del Napoli), dovrà innanzitutto accompagnare Napoli verso il graduale ritorno alla normalità, tanto agognata in una metropoli che - per le difficoltà economiche, le tensioni sociali e l’asfissiante presenza della criminalità organizzata, da combattere senza tregua (lo dimostra quanto sta accadendo a Torre Annunziata in queste settimane) - ha sofferto più di altre la crisi esplosa a causa del Covid. Ne è consapevole Palomba, che in particolare durante l’emergenza Coronavirus, ha ispirato le proprie azioni alla prudenza, lanciando spesso appelli ai cittadini a «evitare situazioni di pericolo, a mantenere alto il senso di responsabilità e a collaborare nell’interesse di tutti». Una sorta di patto di civiltà che sarà decisivo anche qui.

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Il Mattino