Napoli, protesta dei comitati contro la nuova piazza Municipio: «Uno scempio»

«Le amministrazioni del passato ci hanno regalato una piazza brutta, priva di verde e di arredo urbano, senza fontane. Chiediamo quindi che la nuova amministrazione avvii...

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«Le amministrazioni del passato ci hanno regalato una piazza brutta, priva di verde e di arredo urbano, senza fontane. Chiediamo quindi che la nuova amministrazione avvii dei confronti con la società civile ogni qual volta si tratterà di fare delle scelte per il futuro architettonico e urbanistico della città», questo l’appello principale che si leva dal sit-in di protesta tenuto questa mattina dalle associazioni e dai comitati delusi dal nuovo aspetto di piazza di Municipio.

Una quindicina le persone presenti nella parte centrale della piazza - liberata la scorsa settimana dal cantiere della Metropolitana dopo vent’anni di lavori - a ribadire che in realtà si tratta di uno «scempio infinito» così come recita lo striscione portato dagli attivisti.

«Sarebbe il caso – è la richiesta di Antonio Pariante del Comitato Portosalvo - che la nuova amministrazione desse ai cittadini la possibilità di far sentire la propria voce sulle scelte per la città. Ci auguriamo che dopo quest’ennesimo incidente di percorso si possa fare meglio, scegliendo di condividere i progetti». Pariante nello specifico denuncia la discrepanza tra la piazza che fu e quella di oggi: «Un tempo piazza Municipio si ammirava dal Grand Hotel de Londres ed era nota per la sua bellezza. Questa consisteva nel verde e nelle sue fontane. La storia della nostra città ci dice che Napoli era la capitale del verde e delle fontane più belle d’Europa. Adesso non si capisce perché bisogna subire questi risultati come conseguenza di scelte imposte senza confronto». I comitati chiedono dunque «il diritto alla partecipazione ai processi amministrativi».

E quando si tratta di assegnare le responsabilità storiche del nuovo assetto urbano dello slargo situato tra Palazzo San Giacomo e la Stazione Marittima, si torna indietro nel tempo alle scelte delle amministrazioni comunali passate: «È un discorso – conclude Pariante - che risale a scelte politiche di trent’anni fa, adottate in maniera unilaterale. Sono vent’anni che aspettiamo il completamento della piazza e della metropolitana. Cosa c’è ancora da realizzare?». Tra gli organizzatori della protesta, l’architetto Antonella Pane, presidente di Progetto Napoli, che avanza la proposta di creazione di una consulta sulle opere pubbliche, affinché «i cittadini vengano coinvolti nelle varie fasi di progettazione e non a cose fatte quando spesso si tratta di contare solo i danni». «Già negli anni ’60 – ricorda Pane – si esponeva al piano terra di Palazzo San Giacomo il progetto di ciò che l’amministrazione intendeva realizzare. E chiunque fosse passato avrebbe potuto scrivere su un foglietto le proprie considerazioni, imbucandole in un raccoglitore. Tante cose sono state esaminate proprio per questo motivo. A noi dei comitati gli atti di questo progetto ci sono stati dati dopo la realizzazione».

Tra i manifestanti allora c’è chi come Roberto Braibanti, biodiversity manager, propone la realizzazione di «rain garden» per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. «In Europa – informa Braibanti - per via del problema dei cambiamenti climatici, si diffonde sempre di più l’idea di riempire i grandi spazi cementificati con dei rain garden. Si tratta di spazi, nei quali si piantano delle essenze, dove l’acqua può defluire ed essere assorbita dal terreno. Nel caso specifico di piazza Municipio dove abbiamo una complessità del sottosuolo data dall’incrocio tra linea 6 e linea 1 della metropolitana, nonché dal sottopasso per il Porto e gli scavi archeologici, l’ideale sarebbe piantare arbusti cioè piante con radici piccole, che hanno bisogno di poca acqua e che offrono comunque un grande contributo ecosistemico. Parlo di mirto, ligustri, rosmarini, alloro, tutte piante mediterranee che resistono al caldo e con impatto minimo sul sottosuolo». Un’ipotesi che «non richiederebbe grandi sforzi economici di realizzazione», dice Braibanti, e che preverrebbe «l’effetto di calore». «Faccio un esempio – aggiunge l’ambientalista - questa piazza è praticamente nera. Con i 42 gradi raggiunti ad agosto lo scorso anno, la temperatura percepita sarebbe di 65 gradi». In riferimento alle due file di lecci ai lati della piazza, non ancora rigogliosi come nel rendering progettuale, i comitati inoltre fanno notare: «Gli alberi – recrimina Maria Teresa Ercolanese di Gazebo Verde - si trovano al margine della carreggiata e all’altezza dei bus turistici. Quando si allargheranno rappresenteranno un impedimento. Si tratta di piante che stanno già morendo per la scarsa cura. Non ci sembra ci sia la giusta attenzione per il verde della città».

Gli strali dei comitati civici colpiscono anche gli uffici tecnici dell'amministrazione comunale: «La progettazione esecutiva dei rendering delle archistar – è lo sfogo di Bona Mustilli dell’associazione Fides - viene affidata ai tecnici del Comune che alterano il progetto originario. Pensiamo a piazza Nicola Amore dove al posto della cupola dell'architetto Fuksas abbiamo una scatoletta di tonno al centro della strada che devia il traffico». Unico esponente politico presente in piazza è la consigliera regionale Maria Muscarà (ex M5S, oggi nel gruppo misto): «Servirebbe una presenza un po’ più forte delle istituzioni. Lo scempio di questa piazza è il simbolo dello scempio della città. Spazi come questo verranno occupati dalle sedie dei bar, gazebo più o meno stabili e stufette. Per cui questo spazio diventerà altro. Non c’è controllo sulla città e manca la condivisione sulle scelte urbanistiche. La città è dei cittadini che la vivono, e la condivisione di intenti e progettualità non c’era e non c’è. In perfetta continuità con lo stile de Magistris – attacca Muscarà - anche il sindaco Manfredi sta continuando la sua opera di dismissione della bellezza della città».

 

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Il Mattino