«La salute non è una merce». La frase era scritta a lettere cubitali sui cartelloni dei manifestanti che, questa mattina, hanno protestato all’altezza di...
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«E’ fondamentale non ridurre i servizi dell’ospedale che da sempre è anche un baluardo di legalità- tuona Maurizio Migliazza, uno dei portavoce del Comitato e membro della Consulta Popolare sulla Sanità del Comune di Napoli – la protesta nasce per chiedere di potenziare gli ambulatori polifunzionali, di iniziare i lavori dell’hospice per i malati terminali e di riaprire il centro diabetologico perché la medicina territoriale va garantita e ampliata soprattutto dopo l’esplosione del Covid». A fare eco alle richieste formalizzate dal Comitato San Gennaro in un documento inviato all’Asl Napoli 1 e ai vertici della Regione Campania, ci sono anche i documenti della rete sindacale di Cgil Cisl e Uil Sps San Gennaro che, in una nota, chiedono con urgenza l’arrivo di un nuovo anestesista nel presidio per non rischiare «l’interruzione dolosa di un pubblico servizio» e il «venire meno di quanto previsto dal piano sanitario territoriale della Regione Campania».
Durante il sit-in, sostenuto dalla Consulta popolare sulla Sanità, è stata messa in evidenza anche la carenza di risorse umane per «i servizi di cassa ticket e la diagnostica radiologica» insistono gli attivisti che hanno richiesto anche un consiglio municipale monotematico sullo stato dell’ospedale San Gennaro, sebbene il parlamentino abbia già manifestato il suo appoggio al Comitato. La richiesta urgente di un’anestesista infatti, è anche scritta nero su bianco nel documento datato 17 settembre 2020 e firmato da Ivo Poggiani, presidente della municipalità competente che avanza anche l’ipotesi di«“una soluzione temporanea in autoconvenzione»per continuare a garantire la presenza del medico specializzato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino