Napoli, Quartieri Spagnoli: boss emergenti peseguitavano i turisti, arrestati

In manette anche uno dei ragazzi coinvolti nell'omicidio di "Giogiò"

Una "stesa" ai Quartieri spagnoli
Avevano un sogno in tasca, volevano diventare i boss dei Quartieri spagnoli. Giravano armati e avevano trasformato i vicoli a ridosso di via Toledo in budelli blindati, con veri e...

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Avevano un sogno in tasca, volevano diventare i boss dei Quartieri spagnoli. Giravano armati e avevano trasformato i vicoli a ridosso di via Toledo in budelli blindati, con veri e propri check-point per identificare chi entrava e chi usciva. A organizzare il controllo militare del centro storico (da tempo sempre più affollato anche da turisti) erano quattro ragazzini - tre ventenni ed un 17enne - che per mesi hanno terrorizzato i residenti con agguati e stese.

Per loro, ieri mattina, si sono aperte le porte del carcere ed ora sono accusati di reati gravissimi: lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata e rapina, tutti aggravati anche dalle modalità mafiose. Tra gli arrestati c’è anche Dylan Di Biasi,venttenne rampollo di seconda generazione del gruppo criminale dei cosiddetti “Faiano”, storica famiglia protagonista degli anni più bui dei Quartieri spagnoli.

Ma c’è, soprattutto, il 22enne Antonio Mucci, che è tra gli indagati per concorso nell’omicidio di Giovanbattista Cutolo, “Giogiò”: è attualmente detenuto in Spagna perché accusato di aver commesso una serie di rapine di Rolex, e per lui verrà chiesta l'estradizione. Si sentivano potenti, invincibili, mentre impugnavano quelle pistole con le quali mettevano a segno anche molte rapine; oppure mentre, all’interno di un’affollata sala scommesse di via Emanuele De Deo, tendevano un agguato a uno dei personaggi emergenti della malavita organizzata dei Quartieri.

Ragazzini cresciuti in fretta e male, sotto le insegne di una Gomorra da telefilm e all’ombra di quell’Emanuele Sibillo che era forse il solo modello al quale si ispiravano. A fare luce sul nascente gruppo di baby-camorristi sono state le indagini della Squadra mobile diretta da Giovanni Leuci, con il coordinamento della Direzione antimafia. Indagato nella stessa inchiesta anche un quarto ragazzo, minorenne all’epoca dei fatti contestati.

La strategia

Per vico Lungo San Matteo non si passava senza prima essere stati sottoposti al controllo dei ragazzini armati. Di notte come di giorno. Residenti, turisti, automobilisti e centauri venivano fermati, come si fa di fronte all’alt delle forze dell’ordine o alla dogana.

Ma nella loro strategia c’era anche un secondo obiettivo: spargere il terrore negli abitanti della zona, a furor di stese, di minacce e agguati; per dimostrare a tutti di saper essere duri e spietati, i tre arrestati (oltre a Di Biasi sono finiti in cella anche il 22enne Vittorio Sorriente e il suo coetaneo Antonio Mucci) la sera del cinque novembre 2022 tesero un agguato a Vincenzo Masiello, detto “Cucù”, personaggio di spessore nella zona delle “baracche”: il commando prima lo aggredì a pugni, e poi Sorriente gli sparò a bruciapelo un colpo alla coscia.

Il raid venne ripreso dalle telecamere della sala giochi, e fu acquisito dagli investigatori nonostante la vittima non avesse denunciato il fatto alle forze dell’ordine, senza farsi refertare ma affidandosi alle cure di un medico privato. Quel raid determinò la furiosa reazione del gruppo Masiello, e per alcune notti i Quartieri spagnoli si trasformarono in un pericolosissimo far west.

Facendo proprie le risultanze investigative, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Fabrizio Finamore, sottolinea nella sua ordinanza che molto probabilmente il gruppo dei baby-criminali si sarebbe composto intorno alla figura di Dylan Di Biasi. Con il padre ancora recluso in carcere, Dylan avrebbe deciso di assumere visibilità criminale per realizzare una vera e propria mira espansionistica.

La paura

Il clima di intimidazione imposto da questo manipolo di ragazzi aveva alimentato l’omertà nel quartiere. Nessuno ha mai denunciato nulla: né i cittadini che hanno subìto le perquisizioni e nemmeno lo stesso Masiello che fu gambizzato.

Persino chi finiva vittima delle rapine messe a segno nottetempo si rivolgeva a polizia o carabinieri. Una circostanza che non può non far riflettere. Amara l’analisi del deputato dei Verdi, Francesco Borrelli: «Se da una parte i Quartieri spagnoli stanno vivendo un momento di rinascita grazie al rilancio turistico, dall’altro sono sotto attacco dei baby camorristi: ragazzini addestrati a diventare le nuove generazioni della camorra».

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Il Mattino