Napoli, ragazzo morto in galleria Umberto: archiviata la posizione di de Magistris

Napoli, ragazzo morto in galleria Umberto: archiviata la posizione di de Magistris
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«Giuridicamente esprimo soddisfazione per una decisione che per me era scontata ma restano la vicinanza e la solidarietà per la famiglia che ha perso tragicamente una vita così giovane». Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commentando la decisione del gip Claudio Marcofido che ha archiviato le posizioni di de Magistris e dell'assessore alle Politiche urbane, Carmine Piscopo, rispetto al crollo di parte della Galleria Umberto che causò, tre anni fa, la morte del giovane Salvatore Giordano. Il sindaco ha ricordato che la morte del giovane di Marano è stata «una tragedia che ci ha scossi fin da subito». «Così come - ha aggiunto - fin da subito abbiamo sempre sottolineato che non poteva esserci alcun tipo di responsabilità del livello politico dell'amministrazione. A nostro avviso non dovevamo proprio entrare in un procedimento penale». Dal sindaco l'invito affinché «quando accadono vicende così tragiche la politica eviti sempre di fare strumentalizzazioni».


Il procedimento nei conforti del sindaco, difeso dagli avvocati Stefano Montone e Elena Lepre, era scaturito da un esposto presentato dai legali della famiglia della vittima. Il giudice, condividendo le richieste avanzata dal pubblico ministero e quelle dei difensori del primo cittadino, ha ritenuto insussistenti le ipotesi relative a presunte omissioni da parte del sindaco e dell'assessore. Per il giudice l'evento non rientra «nell'area di rischio sottoposta alla sua gestione». Nella denuncia si faceva riferimento a una interrogazione del marzo 2014 in cui un consigliere comunale denunciava una situazione di pericolo. Il gip sottolinea, tra l'altro, che «soltanto nella ipotesi in cui l'oggetto dell'interrogazione è relativa a un fenomeno 'gravè il sindaco ne viene messo a conoscenza dall'ufficio di gabinetto. Tale ultima decisione è rimessa alla discrezionalità dell'ufficio». In questo caso «non vi è prova che il sindaco sia stato messo al corrente dell'oggetto delle interrogazioni e in ogni caso il suo obbligo precipuo sarebbe stato attivare gli uffici tecnici per le necessarie verifiche e l'eventuale predisposizioni di provvedimenti amministrativi di urgenza» (su tali responsabilità sono stati rinviati a giudizio alcuni funzionari comunali). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino