Li chiamano già «i magnifici cinque», ma non c’è niente da magnificare e tantomeno da esaltare. Negli ambienti del sistema la fantasia supera...
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È su questo nuovo gruppo di delinquenti pronti a tutto che si sono concentrate sin dal primo momento le indagini degli inquirenti all’indomani del sanguinoso raid in cui sono rimasti feriti una settimana fa tre senegalesi e una bimba di dieci anni. Giovani pronti a tutto. Finanche a riaprire i giochi di guerra con i rivali di sempre - i Giuliano e i Sibillo - per il controllo degli affari illeciti in un’area della città che rende tanto, tantissimo, sia per quel che riguarda le piazze dello spaccio di droga che per il racket.
Questo gruppo è nato e cresciuto intorno a Salvatore Barile, il 32enne rampollo della famiglia Mazzarella finito in manette - dopo un periodo di latitanza - grazie a un’operazione dei carabinieri. Nomi e volti sono ben noti agli investigatori: di loro sanno tutto, o quasi, gli uomini della Squadra mobile della Questura come i militari del Nucleo investigativo dell’Arma. Vengono considerati come il gruppo che sta cercando di riaffermare il sigillo del clan Mazzarella su tutti i territori un tempo controllati dagli storici boss di famiglia e oggi trasformati in territori di conquista per le cosche rivali. «Si sentono quasi i depositari di una missione - spiega un investigatore di punta che da anni segue i fatti di camorra in città - e sfruttano il cognome Mazzarella per imporsi nel nuovo panorama criminale».
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