Anche Napoli ricorderà Bryant, il campione di basket tragicamente scomparso domenica in un incidente di elicottero. Sull’onda emozionale che ha investito tutto il...
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«Il caso ha voluto che domenica si trovasse a Napoli in vacanza Nick Ansom, anche conosciuto come Venice Basketball, che ha appreso la notizia della scomparsa dell’amico mentre era al San Paolo per assistere a Napoli-Juve – spiega Armando Grassitelli di Guapa Napoli, una delle associazioni coinvolte nell’evento –. Nick, oltre ad aver conosciuto Kobe ancora prima che entrasse nell’NBA, è il fondatore della Venice Basketball League, una lega di basket playground itinerante, che attraverso una rete di sponsor incentiva la realizzazione in ogni parte del mondo di spazi dedicati alla pallacanestro, regalando canestri e invitando gli artisti di strada a collaborare agli eventi».
E Anson ha ritenuto che Napoli fosse il posto ideale dove organizzare qualcosa per ricordare l’amico scomparso: «Dopo aver individuato il Montedonzelli, un campo in disuso, come luogo dove realizzare l’evento, Nick ha commissionato a Jorit, famoso street artist napoletano conosciuto in tutto il mondo, un murales che ricordasse il giocatore scomparso. Non contento, ha poi avviato una serie di telefonate per creare un team di lavoro e portare a termine l’intera riqualificazione del campo. E dopo aver incontrato Luca Mazzella, avvocato napoletano che cura la pagina Facebook Overtime, nel giro di 36 ore si è creata una catena di contatti che ha messo insieme noi di Guapa Napoli, Giancarlo Garraffa dei Charlatans ed Elio di Napoli Libera. Si è poi unito Luca Carnevale, creatore dei murales dedicati agli “Humanhero”».
Proprio nei pressi del campo del Rione Alto Carnevale ha realizzato un altro murales dedicato al campione americano cresciuto tra l’America e l’Italia: «L’opera di Jorit e le attività in zona hanno contribuito ad attirare l’attenzione delle persone, che poi si sono fermate ad aiutarci nel ripristino del campo – spiega Grassitelli –. E ci teniamo a ringraziare soprattutto i bambini che, accompagnati dalle madri, stanno dipingendo i muri intorno al campo».
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Si parte, quindi, domattina alle 10 e durante la giornata le persone potranno recarsi al campo per accendere una candela e fare un canestro per Kobe. E poi ci saranno magliette celebrative, interventi di artisti e altre iniziative per ricordare il campione americano cresciuto in parte cestisticamente in Italia. Infatti, Bryant si era trasferito nel nostro Paese all’età di sei anni per seguire il padre Joe, anche lui giocatore di pallacanestro, spostandosi nelle città di Rieti, Pistoia, Reggio Emilia e Reggio Calabria. A 13 anni era tornato negli States, ma era rimasto legatissimo all’Italia, dove tornava spesso e volentieri. E anche se non aveva mai vissuto in Campania durante i sette anni italiani, era molto affezionato ad alcune località della regione, dove veniva in vacanza, tanto da aver chiamato una delle sue quattro figlie Capri, proprio in omaggio all’isola azzurra. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino