Napoli, salvati gli affreschi di Solimena nella chiesa del '600

Napoli, salvati gli affreschi di Solimena nella chiesa del '600
Dall’ingresso al trasnsetto, le scene della vita del santo sono, nell’ordine: la Nascita di San Nicola, la Liberazione del santo e il Ratto del fanciullo Basilio....

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Dall’ingresso al trasnsetto, le scene della vita del santo sono, nell’ordine: la Nascita di San Nicola, la Liberazione del santo e il Ratto del fanciullo Basilio. Sulla controfacciata il grande dipinto di San Nicola che allontana i demoni dall'albero, datato 1712 e compiuto da Paolo De Matteis, sopra il quale sono collocati nei lunettoni tra il finestrone centrale La predica di San Paolo e La predica San Giovanni Battista, entrambi eseguiti dal Solimena nel 1697. Affreschi che abbiamo rischiato di non poter più ammirare nella chiesa di San Nicola alla Carità, perché la volta dentro la quale sono stati dipinti rischiava di crollare. Ma dopo due anni finalmente sono salvi, in seguito a un importante intervento di restauro e recupero strutturale portato sotto i riflettori della cronaca nazionale grazie al Comitato Civico di Portosalvo e alla caparbietà del parroco, padre Mario Rega.

 
«Siamo davvero orgogliosi di aver contribuito con i nostri appelli a salvare i preziosi affreschi di Solimena e di aver dato voce a questa grave situazione - dice Antonio Pariante, del Comitato Civico di Portosalvo - denunciando le criticità del caso e invocando gli aiuti per la tutela e la conservazione delle straordinarie opere di arte sacra custodite a San Nicola alla Carità e in tutte le altre meravigliose chiese di Napoli. La nostra mission, ovviamente, continua». Ad essere in pericolo era il soffitto di San Nicola alla Carità, che rischiava di crollare. Le lesioni erano visibili proprio negli affreschi che lo decorano e che furono realizzati da Solimena nel 1697. Un patrimonio dell’umanità che avremmo rischiato di non ammirare più. In questi due anni padre Rega ha cercato di intervenire a sua spese, mettendo in sicurezza le aree destinate ai fedeli con una mega impalcatura di metallo. Ma soprattutto di salvare opere inestimabili come quelle conservate nella volta della navata centrale.
 

«Siamo riusciti a realizzare i lavori necessari grazie a fondi della parrocchia (le offerte dei fedeli e quelle del presepe) e della mia Congregazione - spiega don Mario - un impegno per il quale stiamo facendo tuttora grossi sacrifici. Ma non è finita. Restano da completare quelli alle altre due navate e alla cupola interna, dove un anno e mezzo fa cadde un angioletto. Se mi arrivasse una mano dal cielo, sarei contento. Altrimenti andremo avanti da soli». Progettista e direttore dei lavori è Claudio D’Ambra (consulente scientifico Andrea Prota, progettista architettonico Francesca Napolitano): «Abbiamo fatto prima delle indagini - spiega - rilevando che il vecchio tetto fatto con travi in acciaio aveva creato lesioni che stavano danneggiando gli affreschi. In pratica le abbiamo “ricucite”, poi abbiamo demolito il tetto e con la Soprintendenza abbiamo ripristinato la vecchia forma a falde». «L’opera è stata possibile grazie alla volontà e alla testardaggine di padre Rega, che alla veneranda età di 82 anni, si svegliava alle 3 per assistere e dirigere lo scarico delle capriate e delle tegole - sottolinea D’Ambra - che si arrampicava ogni giorno fin sopra al tetto per controllare che tutto fosse realizzato a regola d’arte, che la notte mi messaggiava su WhatsApp preoccupato per la volta della sua chiesa e che è ancora intenzionato a restaurarla e migliorarla per preservarne il ricordo e l’arte che vi sono custodite». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino