Ammalata ricoperta di formiche al San Giovanni Bosco: dopo il clamore mediatico e la pioggia di commenti, accuse e dichiarazioni rese a caldo dai fronti politici e sindacali si...
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«Di fronte a fatti di tali gravità - dice Ermanno Scognamiglio, delegato provinciale della Cimo - le responsabilità vanno cercate a tutti i livelli e con rigore ma riteniamo inutile riproporre lo schema già visto del capro espiatorio di turno, frettolosamente additato alla pubblica opinione per dimostrare di usare il pugno duro. Insieme a tutti gli altri sindacati della dirigenza sanitaria, anche nell'ultimo vertice in Prefettura chiesto quest'estate abbiamo denunciato il grave degrado cui è stata portata l'azienda sanitaria napoletana a seguito di anni di tagli e di blocco del turn-over. La rete ospedaliera è ridotta ai minimi termini sul piano clinico-assistenziale e strutturale-organizzativo. Negli ultimi anni abbiamo assistito a direzioni spesso assimilabili a gestioni liquidatore del patrimonio di professionalità e dei livelli di assistenza».
Anche L'Anaao per voce di Enzo Bencivenga leader regionale del sindacato, chiede con forza provvedimenti urgenti, decisi e strutturali affinché tutti i presidi ospedalieri campani «possano diventare ospedali sicuri ed episodi del genere possano essere una molla per cambiare rotta piuttosto che un mero gioco di scarico di responsabilità nocivo per tutti. La figura del medico capro espiatorio e agnello sacrificale sembra solo un mezzo per distrarre l'opinione pubblica rispetto alle gravi responsabilità di una politica sanitaria tesa al risparmio». Dito puntato sui turni massacranti «in barba alla normativa europea che stabilisce che un medico non può lavorare più di 11 ore consecutive» e sulle carenze di organico «tali di rendere difficoltosa una corretta gestione dell'assistenza ( nella fattispecie un solo medico di guardia per ogni 50 pazienti ricoverati).
In prefettura, i sindacati due mesi e mezzo fa, indicarono le principali aree di crisi. Tra queste la mancanza di personale e tecnologie adeguate nei pronto soccorso di frontiera, le tante caselle scoperte per i responsabili di reparti e servizi, i concorsi per primario al palo e riservati quasi esclusivamente all'ospedale del Mare. Infine le procedure di reclutamento del personale troppo lente e farraginose e la distribuzione del personale che sarebbe «iniqua e non misurata sugli effettivi carichi di lavoro». Così l'attività di gestione del personale «sottesa a criteri di mera discrezionalità e non rispondente alle priorità delle varie realtà ospedaliere». Dito puntato, infine, sul rischio di perdere il patrimonio di professionalità specialistiche riferendosi al polo materno infantile del Loreto mare di là da venire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino