Siamo in piena entropia dell'informazione tra il romanziere Roberto Saviano e il sindaco rivoluzionario Luigi de Magistris. Senza scomodare più di tanto la meccanica...
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I due personaggi in questione sono questi, di conseguenza la scintilla per quella che è la centesima puntata dello scontro ha come sceneggiatura la camorra e Napoli. E il ferimento di una bimba di 10 anni che si è beccata un proiettile in una caviglia in via Annunziata perché si è trovata nel mezzo di una regolamento di conti tra camorristi e mercanti extracomunitari mentre sbirciava le vetrine per decidere cosa gli avrebbe dovuto portare la Befana ha attizzato il fuoco della polemica. «Questa città non è cambiata. Illudersi di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste di piazza è da ingenui. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore diventa connivenza e negazionismo. De Magistris è in carica da sei anni, ma parla come se si fosse appena insediato. Parla come se fosse all'opposizione, invece è al potere. Le bellezze della città sono merito suo, il potere criminale, disoccupazione, controllo del territorio sono demeriti dello Stato. Se non è populismo questo. È sbagliato scappare in un immaginario falso di una città rinata, di risorse rinnovate che invece sono inesistenti. Nessuno nega la bellezza e le virtù dei napoletani ma queste ci sono sempre state sono categoria metafisiche. Non mettiamo in conflitto il racconto di caravaggio con quello delle sparatorie ci sono entrambe» attacca Saviano.
Per lo scrittore di Gomorra de Magistris in qualche modo tende a mettere in primo piano solo e soltanto le cose positive. Il sindaco ci pensa un po' poi replica. E snocciola le sue narrazioni della città. «Saviano non è il titolare della verità morale, né di quella giudiziaria, né di quella storica. Dire che a Napoli non sta cambiando nulla è semplicemente falso. Venga a Napoli, stia tra noi, la viva, la conosca, magari indossi una parrucca e si mangi un'emozione. Altrimenti devo immaginare che getti veleno in malafede o che lavori seguendo una logica commerciale e di marketing, cosa che iniziano a pensare in molti. Ormai non la conosce Napoli. Se però lui pensa che sia soltanto luogo di dibattiti per firmare autografi dandoci poi lezioni da oltreoceano, allora si tratta di un'offesa a un milione di cittadini che meritano rispetto» così ai microfoni di Canale 21 del direttore Gianni Ambrosino. Poi l'ex pm si dedica a Fb e rincara la dose: «Caro Saviano, mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi. Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più. Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità».
Su fb il dibattito si infiamma molto più che in città, i napoletani hanno altro per la testa, cose molto più concrete. Saviano sul suo profilo replica a de Magistris e ingaggia una vera battaglia con i sostenitori arancioni ma tiene il punto. «Come sempre il sindaco non dice nulla sul merito delle questioni, è per questo che è un populista. Due sparatorie in pieno centro e una bambina di 10 anni ferita in un luogo affollatissimo della città. Ma il sindaco è infastidito dalla realtà, a lui non interessa la realtà, a lui interessa l'idea, quell'idea falsa di una città in rinascita: problema non sono le vittime innocenti del fuoco della camorra, problema è che poi Saviano ne parlerà». E ancora: «Il contesto nel quale nascono e crescono le organizzazioni criminali, fatto di assenza delle regole e lassismo, da quando lui è sindaco non solo non è mutato, ma ha preso una piega addirittura più grottesca: ora la camorra in città è minorenne e il disagio si è esteso alle fasce anagraficamente più deboli. Ma di tutto ciò lui non ama parlare e detesta che lo facciano altri: pare che la città sia ridotta al salotto di casa sua, a polvere da nascondere sotto al divano». Sono davvero ai ferri corti e le accuse sono sempre più violente. Un crescendo.
«Caro Saviano - scrive ancora de Magistris - ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l'orgoglio partenopeo.
Il Mattino