Saluti, baci e... forza Napoli: ​tornano i falsi francobolli per lo scudetto

L'idea di tre creativi replicata dopo trent'anni: «Ma ora per le vignette usiamo l'intelligenza artificiale»

Falsi francobolli per lo scudetto
Saluti, baci e forza Napoli. Una trentina d’anni dopo, più o meno gli stessi che sono trascorsi dall’ultimo scudetto made in Maradona fino a questo firmato...

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Saluti, baci e forza Napoli. Una trentina d’anni dopo, più o meno gli stessi che sono trascorsi dall’ultimo scudetto made in Maradona fino a questo firmato dalla banda Spalletti, rieccoli qua, i falsobolli, alias i francobolli falsi ma così falsi da passare per veri. E come allora, senza trucco e senza inganno, capaci di portare a destinazione le cartoline su cui sono stati appiccicati: da Palma di Maiorca, isole Baleari, in pochi giorni a Napoli, con tanto di timbro e nessuna multa o sovrattassa a carico del destinatario.

Saluti, baci e forza Napoli: perché se allora i finti francobolli sbancarono con la carica spiritosa e spesso ironica di decine di vignette ispirate ai più diversi fatti di cronaca e di costume, stavolta è solo uno il soggetto ispiratore, la squadra azzurra campione d’Italia. Il Vesuvio che erutta tanto evocato dalle tifoserie avversarie, Dios10 l’immortale, persino il Papa tifoso e la regina Elisabetta cui Tommaso prepara il caffé, fino a un monumentale Kvara Re di Napoli, un tripudio di tricolore e d’azzurro si è immerso a fine maggio nei misteriosi meandri degli uffici postali europei per riemergere indenne nelle cassette di case e palazzi.

Didascalia

«L’abbiamo aspettato tanto, era obbligatorio celebrarlo a dovere questo scudetto: l’idea di rimettere in circolazione una nostra vignetta e di riprovare il brivido dell’attesa, di scoprire come la nostra corrispondenza se la sarebbe cavata con il servizio postale odierno ci è sembrata irresistibile», racconta Maurizio De Fazio, uno dei tre ex ragazzi terribili (gli altri due sono Pierluca Sabatino e Lello Padiglione) che trent’anni dopo l’incredibile avventura che li portò sulle prime pagine e negli studi televisivi di mezzo mondo non hanno perso smalto e voglia di osare. Ovviamente tifosissimi del Napoli, hanno battuto le Poste, sottolineano scherzando ma non troppo, anche sul tempo: «Abbiamo emesso il francobollo celebrativo prima di loro».


Dei “falsari riuniti” - nome di battaglia con cui i tre si fecero conoscere per la loro impresa nei primi anni 90, gli stessi nei quali impazzava il fenomeno Mixed by Erry: e chissà se non sia venuto il momento di raccontare in forma di film anche quest’altra storia minima di una Napoli eternamente ribelle a un destino di degrado e violenza e sempre eccezionalmente creativa e bizzarra - è Maurizio, oggi fotografo e grafico pubblicitario, a muoversi più spesso fuori da Napoli: è stato lui, dopo qualche tentativo in Italia andato a vuoto, a spedire le cartoline da Maiorca, in attesa di farlo, in questi giorni, anche dalla Grecia.

«Per noi - spiega - è il timbro postale a fare la differenza. Un nostro francobollo senza timbro non ha senso, resta un disegnino. Solo se viene vidimato assume, per quanto paradossalmente, il crisma dell’ufficialità». E stavolta, a differenza di quanto accadeva in quei favolosi anni Novanta, il servizio postale italiano non si è fatto fregare. «Cioè, le cartoline arrivavano a destinazione, ma senza il timbro sul falsobollo. E così ho provato a spedirle dalla Spagna». Missione compiuta, il timbro adesso c’è, lo scherzo è di nuovo riuscito. Perché di scherzo trattasi, non di truffa: lo ha sentenziato un Tribunale trent’anni fa, anche questa è storia. D’altronde ormai che male potrebbe fare un falsobollo in un mondo che di francobolli non ne usa più, che di cartoline e lettere ha perso la memoria e che l’attesa l’ha cancellata dalle opzioni possibili? «Vero - dice Maurizio - viviamo ogni emozione in tempo reale. Ma se è per questo, alcune di queste vignette le ho realizzate con Chatgpt, il programma di intelligenza artificiale: e allora? Mi ha dato una mano con il disegno, ma la fantasia è tutta mia, come il tifo: non cambierà mai».
 

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Il Mattino