Scuola «Piscicelli» di nuovo nel caos. I genitori dei bimbi che frequentano l'istituto dell'Arenella scrivono al Comune di Napoli e chiedono ancora di poter...
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In attesa della definizione dell'iter burocratico che permetterà di trovare e stanziare i fondi (giovedì dovrebbe essere portata in giunta comunale la delibera per il rifacimento del solaio) per l'intervento di impermeabilizzazione della scuola «Piscicelli», i genitori dei bambini costretti a turnazioni «con evidenti disagi e limitazioni del diritto allo studio» avevano già chiesto ufficialmente prima della chiusura delle altre due aule e dei bagni che fosse «consentito nel previsto periodo di approvazione del predetto finanziamento, di utilizzare le aule disponibili nello stesso edificio e non occupate da attività della adiacente scuola Savy Lopez, nonché di essere costantemente informati sulle modalità e tempi di esecuzione dei lavori». Piscicelli e Savy Lopez, infatti, condividono un corridoio al piano rialzato dove insistono sei aule: tre alla statale e tre alla comunale. L'assessore municipale alla Scuola Elena De Gregorio, però, ha fatto sapere ai genitori che lo spostamento in quelle tre aule della «Savy Lopez» non era possibile «dal momento che la redazione dei piani di sicurezza antincendio afferenti alle due platee scolastiche non consentono a oggi alcuna variazione, ancorché temporanea, della destinazione dei locali».
In queste ore le famiglie dei bambini che frequentano la scuola «Piscicelli» stanno firmando una petizione per il sindaco, il prefetto e il ministro in cui chiedono «interventi risolutivi e l'adozione di misure atte a garantire la continuità didattica». «Siamo consapevoli - scrivono - dell'esigenza di garantire il rispetto dei piani di evacuazione, invocata per rigettare la richiesta di concessione temporanea delle aule assegnate alla Savy Lopez, ma allo stesso tempo riteniamo che il diritto allo studio rappresenti ancora un interesse fondamentale dello Stato, che non può essere sacrificato in nome di formalismi che finiscono per impedire ai piccoli alunni di frequentare la scuola e costringono le famiglie a cercare strategie di assistenza ai piccoli, per i giorni di interruzione forzata della scuola». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino