«Non ho attaccato nessuno. Mi sono solo difeso da “quelli là” che volevano farmi del male». Nell’aula del carcere di Poggioreale Dibba Dawda -...
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«Ho solo risposto al tentativo di chi voleva colpirmi - ha detto in un incerto italiano al giudice per le indagini Tommaso Perrella - e non è vero che ero ubriaco. Lì, a Porta Capuana non è la prima volta che alcuni italiani tentano di aggredire noi africani, accusandoci di essere coinvolti in traffici loschi e di spaccio. Ma io non c’entro niente». L’extracomunitario era assistito in aula dal difensore d’ufficio, l’avvocato Fabio Rizzo.
Dibba è apparso stanco, provato. Indossava ancora il jeans e la maglietta rossa che aveva la sera in cui ferì un 19enne alla gola e un altro 23enne alla testa e a una mano. L’extracomunitario è risultato anche sprovvisto del permesso di soggiorno, e rischia ora - oltre a una condanna per tentato omicidio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale - anche l’espulsione e il rimpatrio.
Al termine dell’udienza il gip ha convalidato l’arresto: ora per il gambiano arriverà il processo. Su un punto ha insistito: a scatenare la sua violenta reazione è stato l’istinto di difendersi da un’aggressione che «un nutrito gruppo di giovani» avrebbe scatenato poco prima delle due del mattino tra venerdì e sabato in piazza Enrico de Nicola. Una specie di «caccia» allo straniero di colore.
Fu una notte di furia e di follia, quella che insanguinò l’area di Porta Capuana nel fine settimana. E solo per un miracolo il ferito più grave - il ragazzo ferito con una bottiglia rotta alla gola - non morì. Dopo aver colpito i due giovani napoletani l’extracomunitario tentò anche di appiccare il fuoco ad alcune sterpaglie e cartoni nei giardinetti pubblici.
Un gesto di follia improvvisa. Un episodio che ha subito fatto tornare alla mente la tragedia che si consumò due anni fa a Milano, quando un altro africano irregolare aggredì i passanti imbracciando un piccone: in quell’occasione si contarono due morti e tre feriti gravi. Poco o nulla ha invece saputo dire Dibba ieri davanti al giudice in relazione al suo ingresso e alla sua permanenza in Italia. Nei mesi scorsi il giovane aveva collezionato già una serie di denunce per reati anche gravi (spaccio di stupefacenti, porto di arma atta ad offendere, resistenza a pubblico ufficiale e false attestazioni sulla propria identità).
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