Tragedia della Solfatara, Alessio, la verità e un grido: «Sono tutti morti? No, è una bugia»

La zia gli ha stretto le manine, in mezzo a tutte quelle facce adulte, familiari o estranee che guardavano solo lui. La verità Alessio, 8 anni appena compiuti, la sapeva...

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La zia gli ha stretto le manine, in mezzo a tutte quelle facce adulte, familiari o estranee che guardavano solo lui. La verità Alessio, 8 anni appena compiuti, la sapeva già e se ne difendeva testardamente. Chi lo ama ha dovuto metterlo davanti alla realtà: dalla solfatara non tornerà nessuno. Lorenzo, la mamma, il papà sono morti soffocati in quella buca fumante che si sarebbe allargata sotto i piedi del fratellino che scattava una foto. Ed i suoi genitori hanno dato la vita per cercare di salvare Lorenzo. La sua prima reazione, una rabbia disperata. «Non è vero, non mi state dicendo la verità» ha gridato scappando via. Doveva saperlo, commenta un’assistente sociale. Non poteva tornare a Meolo, Venezia, per scoprirlo dalla bocca della gente. Che il momento fosse arrivato è stato chiaro dopo l’incontro con gli inquirenti, l’altro pomeriggio.

 
«Perchè vogliono sapere tutte queste cose da me?» ha chiesto Alessio. Con l’aiuto della psicologa, alla presenza anche dell’avvocato scelto dai suoi, era stato discretamente sollecitato a ricordare ogni passo della sua famiglia dentro la solfatara prima della tragedia. E la ricostruzione di Alessio, molto sveglio, pronto e sempre più in sospetto, non è quella cui è stato dato da subito credito. Gli zii preferiscono che nulla esca sui dettagli: uno di loro è avvocato e sa bene quanto possa essere feroce per un bambino di 8 anni il controinterogatorio di un legale che deve mettere al sicuro la prova dell’incidente probatorio. «La priorità ora per noi è proteggere Alessio» spiega. E Alessio, ieri sera diceva di non voler partire.

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