Largo Corpo di Napoli, la statua del Nilo avvolta da erbacce infestanti

Sotto attacco la statua che testimonia l'antichissimo legame di Napoli con le comunità del Mediterraneo

La statua del Nilo
Trafugata, decapitata, restaurata, dimenticata, mutilata, di nuovo restaurata, coperta da impalcature e da tubi innocenti, circondata da tavolini e ricoperta da erbacce...

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Trafugata, decapitata, restaurata, dimenticata, mutilata, di nuovo restaurata, coperta da impalcature e da tubi innocenti, circondata da tavolini e ricoperta da erbacce infestanti. Questa è la travagliata storia dell'antichissima statua del Nilo, voluta dalla comunità alessandrina che 2000 anni fa popolava la zona di Napoli oggi conosciuta come Corpo di Napoli

A ottobre scorso la statua del Nilo finì al centro di un'aspra polemica scatenata da cittadini e comitati civici che denunciavano come la statua venisse sistematicamente circondata dai tavolini di una nota pizzeria. Dopo alcuni giorni di polemica e di rimpallo di responsabilità le istituzioni intervennero ordinando al ristoratore di rimuovere i tavolini e liberare il basamento della statua, ma la vittoria dei cittadini si è poi trasformata nell'ennesima vittoria di Pirro. 

Oggi la statua, che continua ad essere circondata dalle impalcature di sicurezza erette a causa della vicinanza di un vicino cantiere edile, vegeta - ed è proprio il caso di dirlo - nel più bieco degrado. Come testimonia la denuncia del fotografo e attivista Ferdinando Kaiser, infatti, le fattezze della statua cominciano ad essere avvolte da una fitta vegetazione fatta di erbacce infestanti. Erbacce che stanno crescendo a vista d'occhio e che sono arrivate a ricoprire quasi del tutto la parte inferiore del capolavoro che testimonia l'antichissimo legame di Napoli con le comunità del Mediterraneo. 

La presenza delle erbacce infestanti, oltre ad essere dimostrazione evidente di assenza di manutenzione, è una delle problematiche più temute dai restauratori e dai conservatori delle opere d'arte esposte all'aria aperta. Espandendosi all'interno delle fessure del marmo, infatti, le radici delle erbacce possono in alcuni casi provocare dei pericolosissimi distacchi di marmo che, in caso di monumenti molto antichi, potrebbero addirittura arrivare a pregiudicare la tenuta stessa del monumento. 

Oggi ben pochi turisti, tra le diverse migliaia di visitatori che ogni giorno affollano il centro storico della città, si accorgono di trovarsi di fronte ad uno dei più antichi simboli di Napoli, limitandosi a qualche fotografia distratta che finirà poi dimenticata nella galleria dello smartphone. E, del resto, sarebbe veramente difficile dargli torto. L'abbandono e il degrado la fanno da padrone e ai tavolini selvaggi si sono sostituiti i venditori abusivi che molto spesso installano le loro bancarelle proprio ai piedi del basamento della statua, contribuendo così a nasconderla parzialmente alla vista e restituendo un indecoroso senso di degrado. 

L'ultima grande opera di restauro risale al 2020, quando grazie all'intervento del Museo Cappella Sansevero furono realizzati importanti interventi sulla statua che giaceva in condizioni pietose. Oggi quella statua dalla storia così tormentata torna chiedere soccorso, ma le sue grida di aiuto sono soffocate dal vociare distratto dei turisti mordi e fuggi, dalle voci dei venditori che magnificano la bellezza della loro merce contraffatta e dalla puzza dei cuoppi di zeppole di pastacresciuta e di "fritto misto Italia" che ormai stanno diventando la principale attrattiva dell'antico cuore pulsante di Napoli. 

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Il Mattino