Covid a Napoli, la denuncia: «Io malato oncologico e a mio figlio disabile viene negata la Dad»

Covid a Napoli, la denuncia: «Io malato oncologico e a mio figlio disabile viene negata la Dad»
Ancora una volta la burocrazia del ministero dell’Istruzione non si concilia con il buonsenso. Anzi, crea insormontabili barriere che, come in questo caso, può...

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Ancora una volta la burocrazia del ministero dell’Istruzione non si concilia con il buonsenso. Anzi, crea insormontabili barriere che, come in questo caso, può mettere a rischio la salute di un padre, malato oncologico in attesa di un delicato intervento chirurgico. È la storia di Umberto, papà di Francesco (entrambi i nomi sono di fantasia) che frequenta l’Istituto professionale per i Servizi enogastronomici e dell’Ospitalità alberghiera Cavalcanti di Napoli, disabile al 100% e quindi seguito da docenti di sostegno.

Per le sue delicate condizioni di salute, Umberto ha chiesto alla dirigente Carmela Libertino se fosse possibile far frequentare al figlio le lezioni in Dad o Ddi per un periodo non superiore ai 15 giorni, affinché intervento e cure possano avvenire in totale sicurezza. Il Miur da quest’anno scolastico non prevede che questo possa avvenire come invece aveva decretato a inizio pandemia, tuttavia, in virtù dell’autonomia scolastica, si possono valutare soluzioni organizzative alternative. E così ha fatto la dirigente Libertino che però per avviare la Ddi per Francesco ha bisogno di un certificato del medico curante. Altro tempo perso a compilare carte mentre le scuole sono al collasso sommersi già da tracciamenti per alleggerire il lavoro delle Asl, certificati di fine quarantena e tamponi negativi, e organizzazione che cambia ogni giorno, così come per Umberto, che dovrebbe pensare solo a prepararsi a questo intervento salvavita. Tutto perché il ministero dell’Istruzione non ha previsto una casistica del genere, in una fase ancora così delicata della pandemia. 

«Causa la mia attuale condizione di malato oncologico, quindi estremamente fragile e suscettibile a contagio, mi trovo costretto a non poter mandare mio figlio a scuola per poter seguire le lezioni. Le chiedo pertanto se fosse possibile, almeno per un periodo di 15 giorni, di fargli seguire le lezioni in modalità Dad». Umberto scrive alla dirigente Libertino il 17 gennaio, proprio mentre la variante Omicron è al picco e ogni scuola cittadina registra un boom di contagi tra studenti e personale scolastico, e l’istituto Cavalcanti non è da meno. Ha paura, Umberto. Paura che il virus che da due anni è entrato nelle nostre vite possa farsi largo anche a casa sua. Solo che lui non può certo rischiare il contagio, essendo imminente un delicatissimo intervento chirurgico. Come da prassi, la richiesta viene bocciata perché dall’inizio dell’anno scolastico il decreto Scuola non prevede più questa casistica, ma Umberto non demorde e insiste sottolineando i pericoli. Le regole dettate dal Miur attualmente prevedono che la Ddi può essere attivata esclusivamente se l’alunno è fragile. Fino a un anno e mezzo fa le richieste per familiari fragili invece erano legittime. L’assurdità è che la situazione pandemica subisce fasi altalenanti e i vaccini sono riusciti a contenere i contagi tra persone in ottima salute, ma non tra i fragili, che rischiano il 30% in più, secondo studi scientifici, rispetto agli altri. Quindi se il ministero dell’Istruzione consentisse un via libera in casi eccezionali, sarebbe tutto più semplice, sia per le famiglie che per le scuole. 

Dopo uno scambio di mail, alla fine la dirigente Libertino decide che Francesco può avere per un tempo limitato la Ddi. «Il compito di noi dirigenti è di applicare i protocolli. Francesco non è un ragazzino fragile, viene sempre con i dispositivi previsti per legge, mantiene la mascherina Ffp2 correttamente e igienizza le mani, ha fatto il ciclo vaccinale, quindi il rischio è molto basso. Capisco però le richieste del genitore, e mi sono attivata affinché per un breve lasso di tempo possa avere la Ddi». Tuttavia per avviare la procedura «e a tutela della mia decisione, ho bisogno della certificazione di un medico attestante la necessità di isolare il nucleo familiare per quel periodo per motivi di salute. Senza, non posso attivare la Ddi». La dirigente Libertino nel frattempo ha già convocato i docenti di sostegno ma ribadisce che «la didattica in presenza è basilare». Dopo la ricezione del certificato la Ddi sarà attivata «per non più di 20 ore settimanali, come previsto dal regolamento scolastico, e per un periodo di tempo strettamente limitato, in modo da consentire alla famiglia di organizzarsi e riportare Francesco in presenza, assicurandogli un adeguato sviluppo della personalità scaturente esclusivamente da un apprendimento e da interazioni sociali, questo per noi è prioritario».

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Il Mattino