Se leggi la somma, la prima cosa che ti viene in mente è un gioiello. Perché quei 180mila euro per mettere in scena dodici recite sono un costo da teatro a cinque...
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In entrambi i casi ad intascare il fitto è la signora Albachiara Caccavale, moglie del compianto Francesco. Non soltanto la signora Alba, con suo figlio Giuseppe, gestisce i due dei teatri più grandi della città (Augusteo e Politeama, appunto), ma la famiglia Caccavale vanta anche una partecipazione nel cinema Metropolitan. Con questa storica famiglia, nella Srl Sistema Spettacoli, che gestisce la multisala di via Chiaia, c'è proprio il presidente della Fondazione Campania dei Festival, Luigi Grispello. Caso altrettanto singolare, al Politeama, utilizzato solo in un paio di circostanze nelle otto precedenti edizioni della rassegna, il Napoli teatro festival era entrato per la prima volta l'anno scorso. In coincidenza, appunto, con l'arrivo di Grispello al timone. Circostanze e cifre che qualche interrogativo lo suggeriscono, soprattutto se messe a paragone con altri fitti sala: circa 80mila euro iva inclusa per il Bellini (meno capiente ma ben più vivace e meglio tenuto), dove sono stati programmati, come al Politeama, dodici spettacoli del Festival. Ancora, 35mila per il Sannazaro, poco più di 20mila per il Nuovo. E addirittura zero per il Mercadante. In virtù di un accordo istituzionale, infatti, la sede dello Stabile ha ospitato a titolo gratuito (fatta salva, naturalmente, la quota per tecnici e maestranze) ben quattordici recite, oltre alle prove del Macbeth di Luca De Fusco. Per l'edizione 2015 lo stesso teatro di piazza Municipio, che oltre agli spettacoli aveva ospitato per due mesi il centro prevendita biglietti, l'ufficio stampa e l'ufficio accoglienza, era costato 100mila euro: quasi la metà del Politeama.
Annunciato dalle polemiche, il Napoli Teatro Festival, filiazione esclusiva della Regione Campania, imbocca l'ultimo miglio avvolto dai dubbi. Ben prima che si aprisse il sipario, screzi e veleni sono passati più volte dal backstage alla ribalta: dalla querelle sull'esibizione di Al Pacino in poi, tra il presidente-amministratore Grispello e il direttore artistico giramondo Dragone non si è andati oltre una pace armata. Sancita per via epistolare con una lettera d'intenti firmata a sei mani dai due protagonisti e dal consigliere culturale Sebastiano Maffettone nelle vesti di sensale. Ma anche la strada che porta all'inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni. Così, il confitto è diventato guerra fredda. (...) Leggi l'articolo completo su
Il Mattino