Erano tutti sincronizzati tramite un segnale radiotrasmesso da Norimberga: negli anni '20 erano quaranta, denominati “impianti dell’ora unica”. Erano orologi...
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Fino alla soglia degli anni ’60 segnavano con estrema precisione lo scoccare di mezzogiorno e in concomitanza si sentiva in tutta la città il colpo a salve che veniva sparato da un cannone da Castel Sant’Elmo.
A tramandare questi ricordi è Angelo Forgione, scrittore e giornalista che, attraverso il suo blog e il movimento Vanto, ha condotto una battaglia affinché questi prestigiosi e storici orologi tornassero al loro posto dopo che erano stati rimossi e perse le traccie. Molti di questi storici orologi sopravvisuti anche ai bombardamenti della guerra, sono ancora oggi non rintracciabili e della loro sorta non c’è notizia.
In questi giorni l’undicesimo orologio è stato riposizionato, dopo il restauro, splendido esempio di arredo urbano di inizio ‘900, in via Depretis all'uscita della fermata della metrò Municipio di imminente apertura. L'albero che sovrasta e copre in parte lo storico orologio sarà potato a giorni, appena si elimina la recinzione del cantiere.
«Una piccola soddisfazione - scrive sulla sua pagina social Forgione - un orologio storico dell'Eav che torna a vivere nel centro di Napoli. Felice Balsamo dello staff del sindaco De Magistris ce ne dà comunicazione. Ne manca ancora uno dei 12 smontati per restauro, di cui 2 andati misteriosamente persi. Ma almeno uno è recuperato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino