Truffa alle assicurazioni, una delle società aveva «sede» in una cabina telefonica

Truffa alle assicurazioni, una delle società aveva «sede» in una cabina telefonica
Boscoreale. Assicurazioni false: sono tre i capi riconosciuti dagli inquirenti quali menti dell'organizzazione dedita alle truffe, finiti in manette questa notte. Padre e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Boscoreale. Assicurazioni false: sono tre i capi riconosciuti dagli inquirenti quali menti dell'organizzazione dedita alle truffe, finiti in manette questa notte. Padre e figlio Vincenzo, Umberto Ambrosio e la compagna del figlio, Keila Mollica.








In particolare, Umberto viene riconosciuto come il titolare di una delle associazioni, con sede a Monfalcone, in provincia di Gorizia (Friuli Venezia Giulia), già sequestrata in precedenza. E Keila sarebbe la titolare di un'altra agenzia, con sede a Boscoreale.



E' proprio dalla cittadina ai piedi del Vesuvio che sono partite le indagini dei carabinieri. Altre agenzie avevano sede a Cercola, a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, Avezzano, Striano, San Damiano D'Asti, Volla, Poggiomarino e Piazzolla di Nola. A carico dei 16 indagati, le accuse di reato di truffa e di falsità in scrittura privata, tesi a trarre guadagno ai danni delle compagnie assicurative.



L'organizzazione, secondo gli inquirenti, agiva mediante un doppio passaggio di proprietà: le auto venivano intestate prima ad associazioni, cooperative e società esistenti solo sulla carta, in luoghi strategici.



Ovvero le province italiane dove il tasso di incidenti è basso e le assicurazioni non sono care come a Napoli.



Tutte le società poi, secondo gli inquirenti, erano riconducibili ai capi dell'organizzazione ed avevano sede in ruderi, abitazioni di cittadini che non erano a conoscenza, e addirittura in una cabina telefonica. Per evitare che i contratti fantasma tornassero alle compagnie mittenti, veniva usato il servizio di Poste Italiane "Seguimi".



Sulle carte di circolazione rilasciate poi, la residenza del contraente era falsa e alle compagnie assicurative veniva trasmesso un passaggio di proprietà fasullo. Per gli inquirenti, gli Ambrosio e Mollica mettevano a disposizione di altre agenzie assicurative le società false per stipulare materialmente i contratti assicurativi.



I titolari di queste agenzie riscuotevano i profitti, dividendo i guadagni con i capi. E le compagnie assicurative ovviamente, erano ignare di tutto. In carcere sono finiti Umberto e Vincenzo Ambrosio, mentre tutti gli altri ai domiciliari. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino