Camilla ha 28 anni, capelli castani e un fisico minuto. È veterinaria, vive a Monza. E' arrivata a Napoli due giorni fa con un gruppo di amici e Jacopo, il fidanzato,...
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«Ho sentito che mi afferravano la borsa e istintivamente mi ci sono aggrappata. Ho avuto paura, ho provato a gridare ma la voce era come bloccata in gola. Nella borsa c'erano solo il cellulare e poche decine di euro, ma non volevo dargliela vinta. È successo lì, proprio davanti a quella cappella di Padre Pio, e mi hanno trascinata fino a quelle piante».
Indica i punti, saranno almeno quattro o cinque metri. Nessuno si era accorto del pericolo. Jacopo si è visto passare praticamente davanti la fidanzata, stretta alla borsa mentre gli scippatori acceleravano. Poi la ragazza è riuscita a gridare. I criminali hanno mollato la presa e, temendo forse di essere bloccati dal gruppo di ragazzi, sono scappati. Un paio di accelerate e sono scomparsi. «Uno aveva la felpa bianca, lo scooter era piccolo, scuro - cerca di ricordare la ventottenne, - ma è stato tutto troppo veloce, era anche buio».
Una volta scaricata l'adrenalina, però, Camilla si è accorta di essersi ferita in quella caduta rovinosa. «In albergo ci hanno fornito le prime cure, mi hanno medicato e sono stati tutti molti disponibili, ma prima che si gonfiasse tutto - racconta - abbiamo deciso di andare in ospedale. Abbiamo preso un taxi e siamo andati al Loreto Mare, dove mi hanno sottoposto a esami e radiografie. Ho una frattura dell'alluce: ventuno giorni di prognosi. Ci hanno detto che solo domenica notte erano già arrivate altre due vittime di scippo. Anche lì abbiamo trovato una professionalità inappuntabile e soprattutto abbiamo rivisto il cuore dei Napoletani, quello che avevamo imparato a conoscere nei giorni scorsi: non c'era una sola persona che non ci chiedesse come stessimo, che non si sincerasse delle nostre condizioni e che non stigmatizzasse quello che ci era successo. Si sentivano in colpa, si scusavano per quel brutto episodio, ma è chiaro che i Napoletani non c'entrano nulla».
In ospedale i ragazzi hanno sporto denuncia. Hanno raccontato l'accaduto agli agenti dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura, guidato dal dirigente Michele Spina, che dopo aver raccolto tutti i dati hanno diramato le note di ricerca e organizzato i primi pattugliamenti nell'area della stazione centrale. Successivamente nelle indagini sono subentrati, per competenza territoriale, i poliziotti del commissariato Vicaria Mercato, agli ordini del dirigente Alberto Francini. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di sorveglianza di hotel e di attività commerciali della zona che potrebbero aver ripreso l'aggressione o gli scippatori negli attimi immediatamente precedenti e durante la fuga. Brutta avventura ormai alle spalle, Camilla però non ha perso le speranze. Ha un dito rotto, ma fa spallucce.
«Sarà un problema per il lavoro - dice - ma passerà. Prima dello scippo avevo chiamato i miei genitori per raccontare loro quanto fosse bella Napoli e non ho cambiato idea. Ci torneremo. Certo, faremo un po' più di attenzione la prossima volta, ma resta una città che merita di essere visitata e vissuta e abitata da tante persone straordinarie». E ora? «E ora facciamo buon viso a cattivo gioco. Nei prossimi giorni andremo a Pompei, poi saremo di nuovo in giro per la città. Ci organizzeremo coi mezzi pubblici, con un taxi: c'è ancora tanto da vedere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino