Nell'ambito del Maggio dei Monumenti 2015 “'O core 'e Napule | Cori, cuori e colori di Napoli”, incentrato sulla musica, sul tema dell'amore come filo...
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All’inizio del Maggio 1949, in un articolo del settimanale il Mondo dal titolo “La grande industria del vizio” si valutava in termini positivi la prospettata chiusura dei postriboli, richiamando alla prudenza, invocando “un certo gradualismo” e consigliando di procedere prima con “esperimenti parziali, limitati ad alcune regioni”. Si dovrà però arrivare al 4 marzo 1958 per leggere sulla Gazzetta Ufficiale la cosiddetta legge Merlin: “l’abolizione immediata della regolamentazione della prostituzione, norme più severe contro lo sfruttamento della prostituzione stessa, nonché la chiusura su tutto il territorio dei postriboli entro sei mesi”.
Dal 1949 ad oggi, le case chiuse restano una tematica su cui l’opinione comune si divide, ma com'era la vita di queste veneri vaganti dell’epoca? Negli anni ‘50 Napoli contava circa 900 case di piacere: tra le umili lupanare dei Quartieri Spagnoli ai bordelli lussuosi di via Toledo non si trovavano solo donne di postriboli o meretrici tesserate, ma le storie di Napoli…perché la storia di un popolo passa anche attraverso le lenzuola stropicciate di alcuni letti. Prima della Merlin, nel 1860, il governo Cavour pubblicò un regolamento sulla prostituzione che fu esteso a tutte le province annesse al Regno. Emanato per prevenire la riacutizzazione della sifilide nell'esercito piemontese in guerra, questa norma non fu applicata solo a scopi sanitari. Tale regolamento rappresentava infatti uno strumento di controllo sulle donne da parte della società. In particolare, si autorizzava l’apertura di postriboli di Stato divisi in categorie, tassando il meretricio con imposte da versare nelle casse statali. Mille ruffiani aprirono, in pratica, i cancelli dell’ "Apocalisse", nascondendosi tra le pieghe dell’ipocrisia.
Oltre la casa del famosissimo Domenico Mondragone, esistono altri antichi luoghi napoletani dove l’arte della seduzione nasconde in seno la storia partenopea: NarteA condurrà il pubblico alla scoperta di un luogo che conserva ancora pagine di storia poco raccontate e celate dalla stessa città. Per partecipare all'evento, è obbligatoria la prenotazione ai numeri 339.7020849 - 334.6227785. La quota di partecipazione è di €12,00 a persona.
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Il Mattino