Violenza sulle donne, il vescovo Battaglia alla messa per Fortuna: «È tempo di uscire dall'indifferenza»

Violenza sulle donne, il vescovo Battaglia alla messa per Fortuna: «È tempo di uscire dall'indifferenza»
«Le lacrime versate non sono disperse, ma raccolte in un catino di speranza e saranno acqua per generare il futuro. Bisogna uscire dal tempo di rassegnazione e...

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«Le lacrime versate non sono disperse, ma raccolte in un catino di speranza e saranno acqua per generare il futuro. Bisogna uscire dal tempo di rassegnazione e indifferenza». Lo ha affermato l'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, nella sua omelia alla messa in ricordo di Fortuna Bellisario, la donna e mamma del Rione Sanità uccisa dal marito, ora ai domiciliari dopo due anni, il 7 marzo 2019. «Vorrei vedere - ha detto Battaglia nella chiesa di Santa Maria della Sanità - reti sociali più strette e solide politiche più attente al sostegno dei centri antiviolenza, vorrei vedere donne amate e rispettate, riconosciute nella loro identità di genere, libere. Vorrei vedere donne e uomini capaci di portare speranze ai giovani e correre rischio di vedere i sogni realizzati». Ad assistere alla messa anche le donne dell'associazione «Forti Guerriere» del Rione Sanità.

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«Fortuna si è fidata, forse non ha avuto il tempo di trovare la forza di ribellarsi a un uomo che ha violato il suo corpo, aveva paura e forse per difendersi si è affidata a un silenzio ingannatore di cambiamento sperato e mai avvenuto. Ma quel 7 marzo 2019, Fortuna è diventata un veicolo di voglia di cambiamento coraggio di denuncia. La sua morte ha fatto rumore e oggi è ancora più forte, nutrito dal senso ingiustizia che rischia di mandare alle donne un messaggio di impossibilità di uscire dalla violenza» ha proseguito l'arcivescovo di Napoli nella sua omelia. «Oggi - ha detto don Mimmo Battaglia - ricordiamo Fortuna, giovane donna e mamma strappata alla vita dalla violenza e facciamo memoria di tante altre donne offese, calpestate, provate della dignità, uccise. Il tempio, la casa, il corpo che non deve essere violato mai, ogni violenza, verbale o fisica che sia, è un delitto di lesa maestà e Dio si costituisce sempre parte civile. Questo otto marzo non sia un giorno di parole di sostegno per le donne, ma diventi giorno di vicinanza e appoggio concreto, ognuno è chiamato a fare la sua parte: le donne a lottare, le istituzioni a garantire loro la giustizia che meritano. Non si può cambiare il destino di Fortuna ma si deve fare in modo che quanto accaduto a lei non accada ad altre donne. A Fortuna e a tutte loro dobbiamo non giudizio ma solidarietà, non silenzio ma denuncia e giustizia». 

L'arcivescovo ha ricordato la telefonata di invito di padre Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, per la messa di oggi: «Gli dissi che conoscevo questo dolore per le mie esperienze nelle case di aiuto alle donne. Lì ho visto la paura disegnata sul viso, le labbra serrate e gli occhi lacrimanti, i corpi irrigiditi dallo sforzo di anni a parare colpi, senza potersi abbandonare a un abbraccio. Ho visto anche la forza di chi ha detto ora basta e ha ritrovato il sorriso, riscoperto la possibilità di ricominciare e tessere relazioni per aiutare le altre donne».

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Il Mattino