Nassiriya, 13 anni dopo. Il ricordo di Pozzuoli

Nel ricordo del sottotenente dei carabinieri Alfonso Trincone, caduto a Nassiriya il 12 novembre 2003. Il saluto di suo padre Giuseppe sul luogo del ricordo, accompagnato dalla vedova del militare, Annamaria Zollo, dalle sue sorelle e dal sindaco di Pozzu
Pozzuoli non dimentica Alfonso Trincone, sottotenente dei carabinieri tragicamente strappato alla vita nell'attentato di Nassiriya, il 12 novembre del 2003. Sono trascorsi...

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Pozzuoli non dimentica Alfonso Trincone, sottotenente dei carabinieri tragicamente strappato alla vita nell'attentato di Nassiriya, il 12 novembre del 2003. Sono trascorsi tredici anni. Ma la città che ha dato i natali al maresciallo in forza al Noe, in missione di pace, non fa tramontare il ricordo di quello che è diventato un eroe. E lo è diventato sopratutto per i più piccoli, quei bambini presenti alla deposizione della corona di alloro sul belvedere di San Gennaro, dove si trova una scultura marmorea dedicata a Trincone dai suoi amici di gioventù, quelli del movimento francescano. Quei bambini che frequentano la scuola elementare dedicato al militare e che hanno ripercorso le sue missioni in Iraq, in Kosovo e in Bosnia, improntante su un modello di democrazia e pace. Presenti alla cerimonia le autorità civili e militari. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia ha deposto la corona insieme al comandante dell'Accademia Aeronautica, Nicola Lanza De Cristoforis e al comandante della legione dei carabinieri, Mario Cinque. Commuovente il gesto del padre del maresciallo, l'anziano signor Giuseppe, in un estremo saluto che ogni anno si rinnova. Toccante il canto dei ragazzini presenti, abbracciati simbolicamente dalla vedova di Trincone, Annamaria Zollo, accompagnata dai suoi tre figli, Vincenza, Martina e Lorenzo, ormai adulti. Al termine della Messa, seguita nel vicino convento cappuccino, è stata proprio la signora Zollo a voler ringraziare un'intera città che non dimentica mai Alfonso come suo figlio. «Abbattete i muri di rabbia, intolleranza e rancore. – ha esortato la vedova – Non è facile, ma è l'unica strada per costruire una società migliore, perché è l'amore che trionfa sull'odio e non vanifica i sacrifici pagati con la vita».
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Il Mattino