De Magistris e la 'ndrangheta: «Bene gli arresti ma 12 anni fa mi revocarono l'inchiesta»

 «Ascoltavo qualche giorno fa il procuratore di Catanzaro Gratteri, in conferenza stampa, spiegare l'importantissima indagine sul clan Mancuso ed essere orgoglioso...

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 «Ascoltavo qualche giorno fa il procuratore di Catanzaro Gratteri, in conferenza stampa, spiegare l'importantissima indagine sul clan Mancuso ed essere orgoglioso del lavoro di magistrati e carabinieri che dirige e coordina. Insomma, ha fatto il capo della Procura. Negli stessi luoghi, 12 anni fa, un altro procuratore della Repubblica, Lombardi, annunciava di aver revocato al pm de Magistris l'indagine Poseidone». Lo scrive su Facebook, Luigi de Magistris che parla di se stesso in terza persona, come Maradona, commentando in un lungo post gli oltre 300 arresti eseguiti lo scorso 19 dicembre in Calabria, tra i quali spiccano quelli per Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia.




«Il procedimento di cui ero titolare da tempo e che stavo concludendo - ricorda de Magistris - aveva individuato un vero e proprio sistema criminale che gestiva illecitamente decine di milioni euro nel settore ambientale. Erano coinvolti politici, di livello nazionale e locale, dirigenti pubblici, imprenditori: reati gravi uniti dal collante della massoneria deviata. Il procuratore della Repubblica mi revocò l'indagine quando notificai un'informazione di garanzia al parlamentare avvocato Giancarlo Pittelli, ora tratto in arresto per associazione mafiosa. Il procuratore Lombardi era amico dell'avvocato Pittelli, che era stato anche il suo difensore e che pochi mesi prima aveva assunto nella sua società il figlio della moglie del procuratore». Nell'inchiesta Why Not, inoltre, «avevamo anche ricostruito, in maniera similare, ciò che oggi ha portato all'arresto di Pittelli. Per 12 anni hanno continuato ad agire. Nel frattempo, in quegli anni, sono stato destinatario, con un numero senza precedenti in magistratura, di moltissime interrogazioni parlamentari, ispezioni, denunce penali, civili e disciplinari. Un vero e proprio stillicidio. La Procura di Salerno cominciava una serie di indagini delicatissime, anche nei miei confronti, venivo sentito in circa cento verbali. Alla fine - conclude - è stato accertato che ho sempre agito con correttezza, non commettendo alcun reato e che sono stato vittima di reati gravissimi finalizzati a distruggere me, i miei più stretti collaboratori e i procedimenti penali su cui stavamo lavorando». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino