Necropoli del Fondo Di Fraia: un tesoro archeologico negato da oltre vent’anni

Necropoli del Fondo Di Fraia: un tesoro archeologico negato da oltre vent’anni
Si torna a discutere di archeologia negata nei Campi Flegrei. Un reportage fotografico realizzato dall’associazione «Rinascita Dei Campi Flegrei»...

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Si torna a discutere di archeologia negata nei Campi Flegrei. Un reportage fotografico realizzato dall’associazione «Rinascita Dei Campi Flegrei» e pubblicato  sul social network Facebook mostra,  dopo venti anni di chiusura al pubblico, lo stato dei luoghi della necropoli del Fondo di Fraja di Pozzuoli, un’area sepolcrale tra le più celebri dell’antichità.


 Un corrimano rovinato e non più riparato; sarebbe questa la causa, assieme all’inabitabilità dei luoghi, il motivo della chiusura da circa venti anni  del sito archeologico della necropoli del Fondo di Fraja, nel comprensorio archeologico dei Campi Flegrei.

Qualcuno però è riuscito a visitare l’antico sepolcreto pubblicando le foto su Facebook. Evidenziando come molti stucchi superstiti hanno necessità di un intervento conservativo e sottolineando il paradosso di quelli che, venduti da un abate napoletano ad antiquari londinesi alla fine del XIX secolo,  sono attualmente esposti al British Museum e visitati da 6 milioni di turisti all’anno.
 
Diversi  i commenti degli utenti della rete:

“Siamo seduti non solo su un pericoloso vulcano ma anche su un immenso tesoro artistico-archeologico la cui esistenza è conosciuta da pochi”

“Il British Museum è a ingresso gratuito. Almeno questa meraviglia è visitabile gratis. Purtroppo l'incuria della nostra terra è un male che sta uccidendo il nostro patrimonio”.

“Le Autorità devono permettere a queste Associazioni autogestite di salvaguardare questi luoghi di interesse storico culturale”.

Definita da Amedeo Maiuri, tra le più significative dell’antichità, la necropoli del fondo di Fraja conserva importanti stucchi d’epoca flavia: eleganti cornici e figure appartenenti al corteggio dionisiaco, scenette con eroi cacciatori o legati all’ambiente marino, oltre ad una raffigurazione di Ercole poggiato alla sua clava,  un patrimonio che rischia di sparire sotto l’azione incessante del tempo e dell’umidità. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino