Nel capannone dismesso trovati 28 fusti di veleni

Si potrebbe trattare di scarti della lavorazione di vernici

Nel capannone dismesso trovati 28 fusti di veleni
Ventotto enormi fusti pieni di liquidi altamente inquinanti. Li hanno trovati i carabinieri in una fabbrica dismessa che si trova nei pressi di una cava e dello Stir di Tufino. I...

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Ventotto enormi fusti pieni di liquidi altamente inquinanti. Li hanno trovati i carabinieri in una fabbrica dismessa che si trova nei pressi di una cava e dello Stir di Tufino. I serbatoi con le sostanze che potrebbero essere residui della lavorazione della pittura sono stati portati lì sicuramente con dei mezzi pesanti. Una destinazione scelta con cura: a pochissima distanza dal casello autostradale di Tufino, lontana da occhi indiscreti e soprattutto abbastanza grande da contenere quel carico del quale in maniera furtiva e sicuramente per risparmiare sui costi di smaltimento qualcuno ha voluto liberarsi. Per entrare nella vecchia fabbrica abbandonata è stata tagliata la recinzione esterna, poi con il favore della notte è stato facile agire indisturbati.

Ed è stata proprio quella protezione violata a insospettire i carabinieri di Tufino e della compagnia di Nola, diretti dal capitano Gerardo De Siena: la scoperta è avvenuta infatti, durante uno dei controlli ambientali che proprio in quella zona sono molto frequenti. I militari dell'Arma hanno capito subito che qualcosa non andava e sono entrati trovandosi davanti tutti quei maleodoranti fusti. L'area di 30 metri quadrati è stata subito posta sotto sequestro mentre sono state allertate le istituzioni competenti per procedere alla caratterizzazione delle sostanze illegalmente depositate nella struttura dismessa. Se la natura del liquido dovesse essere confermata potrebbe prefigurarsi il reato di disastro ambientale, ma intanto si cercano i corrieri dei veleni. Le indagini proseguono a ritmo serrato.

La notizia del ritrovamento ha creato apprensione anche nelle comunità terrorizzate dai danni che potrebbero essere provocati alla salute. In allarme anche il sindaco di Casamarciano Clemente Primiano che invoca la presenza di un capillare sistema di videosorveglianza che avrebbe già dovuto esserci e del quale non vi sarebbe traccia: «Appena mi sono insediato ho chiesto un finanziamento per potenziare i sistemi di controllo attraverso le telecamere ma mi è stato negato perché risulta che il mio Comune negli ultimi anni abbia già ricevuto somme da destinare allo scopo. Bisognerà capire allora come sono stati spesi i soldi pubblici visto che oggi non siamo in grado di accendere una telecamera».
 

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Il Mattino