Se volete scoprire il luogo dove l'acquedotto seicentesco incrocia la Napoli borbonica e poi La città sotterranea utilizzata nel periodo fascista come ricovero...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Non è una grande scoperta, direte voi. E avete senz'altro ragione. Ma la galleria offre un imperdibile racconto della città degli strati e delle contraddizioni, ed è per questo che mi piace mostrarla. A scoprire e soprattutto a far conoscere l'incredibile Intreccio sono stati Gianluca Minin ed Enzo De Luzio che hanno anche fondato l'Associazione Borbonica Sotterranea: per anni i volontari hanno continuato a scavare portando alla luce un tesoro dopo l'altro.
Quando Minin and company hanno dato il via all'impresa, i tunnel che da piazza del Plebiscito arrivano fino al mare erano infatti colmi di detriti e spazzatura, ma una volta liberati dall'incuria, hanno permesso di ricostruire una storia che la dice lunga sulla nostra città.
I primi cunicoli furono scavati per costruire l’antichissimo acquedotto detto della Bolla (probabilmente perché iniziava nella piana di Volla) che risale nella sua struttura principale all’epoca greco romana, ma che fu poi ampliato dal viceré don Pedro da Toledo dopo la peste del 1528. E fu proprio in uno dei rami sotterranei scavati in quell’epoca che s’imbatterono gli operai assoldati dall’architetto Enrico Alvino per scavare il tunnel sotterrano voluto da Ferdinando II di Borbone per collegare il palazzo Reale costruito in piazza Plebiscito con piazza Vittoria e quindi con il mare. I lavori iniziarono nel 1853 e terminarono, meraviglia delle meraviglie, tre anni dopo: una cosa incredibile se si pensa che si lavorava al lume delle candele e si scavava con i picconi. Le opere furono facilitate dallo sfruttamento di una serie di cavità naturali. Il percorso, però, dopo la sfarzosa inaugurazione rimase aperto solo per tre giorni.
Poi, con l’unità d’Italia, il camminamento sotterraneo restò inutilizzato fino a quando nella seconda guerra mondiale fu sfruttato come ricovero: i napoletani vi si rifugiavano durante i bombardamenti. Per rendere più sopportabili le lunghe ore da trascorrere sotto terra furono creati dei servizi igienici e un impianto di aerazione. Dopo la guerra e fino al 1970 gli spazi furono utilizzati come deposito giudiziale e vi finì un po’ di tutto, comprese le carcasse di auto e moto dell’epoca e una statua di Aurelio Padovani, il leader fascista morto nel 1926 cadendo da un balcone mentre arringava le folle.
Negli anni Ottanta l’ultima beffa. L’inutilizzata galleria borbonica si incrociò con un’altra opera faraonica destinata a non vedere mai la luce: la linea tranviaria rapida che doveva essere inaugurata per i mondiali di calcio del 1990, ma non fu mai inaugurata.
A partire dal 2008 la rete dei cunicoli e stata liberata e riutilizzata per un percorso turistico di grande suggestione. All’interno della galleria si possono seguire tre itinerari: standard, avventura, speleo e via della memoria. Chi sceglie l’avventura dovrà affrontare anche un tratto in zattera, chi preferisce la speleologia dovrà armarsi di torcia e casco.
Si arriva entrando dal numero 40 di via Morelli (lo stesso ingresso dell’omonimo parcheggio) o da vico del Grottone 4 (nei pressi di piazza Plebiscito) Le visite si tengono dal venerdì alla domenica e in tutti i giorni festivi e i costi variano a seconda dei percorsi scelti. Tutte le informazioni dettagliate sul sito http://www.galleriaborbonica.com/it/home/ Leggi l'articolo completo su
Il Mattino