PORTICI - Bimbo di 15 giorni in crisi respiratoria salvato in un centro diagnostico di Portici: traffico e pronto soccorso troppo lontano, il padre disperato lo porta nel primo...
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È accaduto questa mattina nel centro di analisi San Ciro in via Libertà quando, alle 8 circa, s'è presentato un papà disperato che teneva tra le braccia un neonato di 15 giorni cianotico, asfittico e con gravi difficoltà respiratorie. Gli operatori del centro hanno immediatamente chiamato l’anestesista, il consulente esterno Cosimo Aruta, 74 anni, che in poco tempo è riuscito con delle manovre a rianimare il bambino.
«L’ho preso subito dalle braccia del padre - ha raccontato - e con una manovra l’ho liberato dai muchi che gli occludevano le vie respiratorie. Poi, l’ho portato nella nostra sala di rianimazione, ho fatto liberare il lettino da un paziente che doveva fare la tac e con l’aspiratore ho completato l’ispirazione di muchi. Al primo colpo di tosse tutti contenti, sembrava un miracolo».
Il piccolo ha ripreso a respirare e ha riacquistato un colorito rosa. Dopodiché è arrivata l’ambulanza allertata dalle operatrici del centro e lo ha accompagnato all'ospedale Santobono di Napoli. Qui il bambino è stato visitato, gli sono stati ulteriormente aspirati dei muchi e subito dopo è stato dimesso, senza necessità di rianimazione e ricovero. Ora è a casa e sta bene.
Una bella storia a lieto fine dove medici competenti sono riusciti a salvare una vita, nonostante il centro non fosse un pronto soccorso. «Vista l’emergenza - racconta Susy Gallo, responsabile del centro - il papà del bimbo è sceso in pigiama e ha chiesto a una signora in auto di farsi accompagnare al pronto soccorso più vicino. Insieme, visto che la strada principale di Portici a quell’ora era molto trafficata, hanno pensato di venire qua. Capita spesso».
In effetti, il pronto soccorso più vicino è quello del Maresca di Torre del Greco, impossibile da raggiungere in meno di mezz’ora. Il 74enne, inoltre, si è trovato lì per caso perché è un consulente esterno ed è presente solo in alcuni giorni per effettuare esami particolari. Ora che è in pensione, dopo aver lavorato per trent’anni come anestesista e in sala rianimazione negli ospedali di Pozzuoli, al Pellegrini e al San Giovanni Bosco, non ha voluto smettere di aiutare gli altri ed esercita l’attività autonomamente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino