Esistono a Napoli, come in tante altre metropoli, luoghi che, come Dottor Jekill e Mister Hyde, hanno una doppia natura. Di giorno sono per lo più pacifici quartieri per...
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Di domenica sera, l'andamento è più lento. La febbre è riservata al venerdì e al sabato sera, in particolare ai Baretti, teatro l'altra notte del ferimento di un diciannovenne. I controlli ci sono, ammettono i residenti e i gestori di bar e ristoranti, per una volta d'accordo. Ma non bastano. Per lo più controllano gli imbocchi del borgo, dal lato via Filangieri o piazza San Pasquale a Chiaia. «Quando chiudiamo, verso la mezza o l'una» racconta Massimo Di Porzio, proprietario dello storico Umberto «vediamo arrivare torme di ragazzini, già ubriachi, pronti alla rissa». E del resto basta poco per menare le mani o tirare fuori una lama affilata dalla tasca: una parola fuori posto, uno sguardo mal interpretato. «I locali sono anch'essi vittime di questa situazione fuori controllo» continua Di Porzio. «E possono fare ben poco perché si tratta di episodi che avvengono fuori, per strada. Comunque Chiaia sta diventando troppo rumorosa e i residenti, tendenzialmente contrari alla movida, protestano». Pure ai Baretti stanno, comunque, arrivando turisti. «Va benissimo, ma qualcuno di loro si adegua subito all'andazzo» sottolinea Di Porzio. «L'altra sera, proprio di fronte al mio locale, ben oltre mezzanotte, c'era un gruppetto di inglesi ubriachi che cantava a squarciagola».
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Il Mattino