Un commissario per il Pd di Napoli. Un altro. È la strada obbligata dopo che i giudici, ieri mattina, hanno annullato il procedimento elettorale per l'elezione del...
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IL NODO
La vicenda risale ad un anno e mezzo fa alla vigilia del congresso provinciale in cui si affrontavano Massimo Costa (appoggiato da Areadem, orlandiani, Casillo e Topo), Nicola Oddati, sostenuto dal governatore De Luca e dalla vecchia base ex Ds, e l'outsider Tommaso Ederoclite. È il novembre 2017, un'era geologica fa politicamente parlando, e le fazioni si scontrano su cavilli e regolamenti. Tra l'esclusione di una vasta platea di iscritti democrat e una notte in cui il Pd mette in scena il miglior vaudeville della sua storia. Perché dopo i veleni della vigilia, per nulla calmierati da un commissario ad hoc mandato da Roma (il deputato Alberto Losacco) il vicesegretario nazionale Martina, poco prima di mezzanotte, rinvia il congresso di una settimana. Ma poi, colpo di scena, all'alba una circolare via mail di Andrea Rossi, responsabile nazionale dell'organizzazione, ordina di aprire i seggi per votare. È il caos: tra circoli in cui si può votare, altri che rimangono invece sbarrati.
IL RICORSO
La guerra di carte bollate è dietro l'angolo. E se Tommaso Ederoclite accetta il percorso congressuale e diventerà poi presidente provinciale, Oddati scatena due ricorsi (poi accorpato in uno su cui ieri si sono espressi i giudici). Dopo la prima assemblea ad Ercolano dove, invece, si era scatenata una rissa tra opposte fazioni placata solo dall'arrivo della polizia.
Ricorso presentato da Riccardo Marone il cui esito fa ripiombare il partito nei fantasmi dal passato. Con i magistrati che, nel provvedimento, rilevano «come l'intero procedimento nel suo complesso risulta viziato e non osservante dei principi statutari di partecipazione democratica» riferendosi all'esclusione di una parte della platea di iscritti. Per questo effetto i giudici accolgono la domanda dei ricorrenti contro il Pd Nazionale, quello di Napoli, la commissione nazionale di garanzia e il segretario Massimo Costa. Con il giudizio viene altresì «annullata la proclamazione di Costa alla carica di segretario provinciale» e il Pd viene condannato al pagamento delle spese processuali.
LO SCENARIO
In questo cambio di guardia ai vertici del Nazareno è ipotizzabile come non ci sarà nessun appello alla sentenza ma per la Federazione di Napoli è in arrivo l'ennesimo commissario (tra una decina almeno per permettere all'assemblea nazionale di eleggere domenica prossima il nuovo segretario Zingaretti) e traghettare il partito al congresso. Nel prossimo autunno, quasi sicuramente, dopo il voto di Europee e amministrative. Non gioisce Nicola Oddati, l'autore del ricorso, che non si (ri)candiderà a segretario di Napoli («No perché è cambiata la fase politica, quella è superata») ma spiega: «Io ero disponibile ad annullare il ricorso se si fosse trovato un accordo per far entrare negli organismi dirigenti il nostro gruppo politico e condividere la gestione del partito. Purtroppo non è stato così». E sul ricorso, il cui esito ne ha saputo solo ieri mattina, aggiunge: «È amaro ricorrere al giudice ma si doveva tutelare il diritto degli iscritti del 2017 a partecipare al congresso. La vera lesione, infatti, non era nei miei confronti, ma nei confronti di migliaia di tesserati a cui è stato negato il voto al congresso».
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Il Mattino