«Io, un'aliena per mia figlia: non la vedo da oltre un anno»

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Napoli. «Mi mancano i suoi sorrisi, le passeggiate, i momenti in cui cucinavamo insieme, le recite a scuola. Ho bisogno di mia figlia ma, soprattutto, è lei ad avere il diritto e la necessità di vivere contando su entrambi i genitori». È il grido disperato di una madre che non vede la sua bambina da un anno e mezzo. La donna è separata dal marito da dieci anni e, come racconta, ha vissuto insieme alla minore fino ad ottobre del 2015, quando la ragazza non ha fatto più rientro a casa decidendo di rompere ogni legame col ramo materno.

 
«Sono andata a prenderla a casa del padre - spiega - ma lei non è più voluta venire con me. Sembrava di stare di fronte a un robot: lo sguardo non era quello di sempre, aveva espressioni e atteggiamenti a me sconosciuti. Mi ha detto che non voleva più vedermi». Da allora è cominciato l'incubo: denunce per maltrattamenti, aule di tribunale, psicologi e assistenti sociali. E, nel frattempo, l'assenza di comunicazione con la madre non ha fatto altro che cristallizzare la posizione della minore, trasferitasi dal padre e decisa a tagliare qualsiasi forma di contatto con la mamma, i nonni e gli zii. «È da un anno e mezzo che la ragazza non vede nemmeno i miei genitori - racconta - con cui solitamente trascorreva le vacanze estive, a Sorrento». Il risultato della consulenza tecnica d'ufficio richiesta dal tribunale dei minori parla chiaro: i test portano ad escludere ipotesi di maltrattamento. Ciò che i consulenti mettono in evidenza è l'alienazione genitoriale e i rischi che questa comporta: ricerche recenti confermano l'insorgere di problematiche psichiatriche nei minori che vivono tale situazione, quando non viene ripristinato il rapporto con l'altro genitore. 

«Nei casi di alienazione genitoriale il bambino diventa vittima del genitore più forte - spiega Francesca Latte, neuropsichiatra infantile - che ne approfitta per trasferire tutto l'odio accumulato verso l'ex coniuge. Questo può portare danni psicologici notevoli al minore che, la maggior parte delle volte, non riesce a sviluppare un suo equilibrio e a costruirsi, col tempo, una vita normale». Principali vittime dei conflitti familiari sono i figli. «Riceviamo in media 200 segnalazioni all'anno di violazione dell'affido condiviso - spiegano Emiliano Venditti e Tina Greco, del Telefono azzurro centro aiuto al minore - e rappresentano il 60% del totale dei casi che trattiamo».


Ad innescare quei meccanismi perversi che portano a battaglie legali dalle conseguenze psicologiche devastanti sono principalmente i sentimenti di racore nei confronti di un ex coniuge. «Sulla base della mia esperienza posso affermare che nella maggior parte dei casi è la donna che cerca di allontanare il figlio dall'ex marito, spesso utilizzando semplici e ripetute scuse - spiega Laura Landi, avvocato di diritto di famiglia e presidente della Camera per i minori di Salerno - Le volte, invece, in cui è l'uomo a separare il figlio dalla madre lo fa per un sentimento di rivalsa che lo spinge a colpire la donna socialmente: oggi una madre cui viene sottratta una figlia viene spesso additata come pessima donna». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino