Nove schiavi nel campo di pomodori, 1 euro a cassetta e niente contratto

Nove schiavi nel campo di pomodori, 1 euro a cassetta e niente contratto
Nove persone, nove schiavi impiegati nei campi senza contratto, senza tutele, senza aver effettuato visite mediche. Otto ore di lavoro, tutti i giorni, dalle 6 alle 14, piegati su...

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Nove persone, nove schiavi impiegati nei campi senza contratto, senza tutele, senza aver effettuato visite mediche. Otto ore di lavoro, tutti i giorni, dalle 6 alle 14, piegati su terreni agricoli a raccogliere pomodori sotto al sole cocente. Nessun bagno a disposizione, né un punto di rinfresco o ristoro. Il tutto per lo «stipendio» di un euro per ogni cassetta riempita. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione i lavoratori, tutti africani e regolari, hanno tirato un sospiro di sollievo, non fosse altro perchè hanno avuto la possibilità di riposarsi e di ripararsi per qualche ora dalla calura. I militari dell'Arma hanno subito individuato il responsabile dell'azienda agricola e non solo lo hanno denunciato per intermediazione illegale e sfruttamento del lavoro, ma gli hanno comminato una multa salatissima.


MAXISANZIONE
I carabinieri della stazione di Varcaturo, guidati dalla Compagnia di Giugliano e coadiuvati dal nucleo ispettorato del lavoro, hanno sanzionato il titolare 56enne, residente a Napoli, per la somma di 34mila euro più ulteriori 3600 euro per ogni lavoratore impiegato in nero. Hanno poi sospeso l'attività agricola, situata a Varcaturo, a ridosso della zona litoranea, così come prevedono le disposizioni di legge in materia di caporalato. I carabinieri sono intervenuti l'altra mattina su un fondo agricolo ampio tre ettari, adibito completamente alla coltivazione di pomodori. Tutti gli operai lavoravano in condizioni estreme. Se solo una persona si fosse sentita male per il troppo caldo avrebbe rischiato la morte come purtroppo accaduto nei campi disseminati in tutta Italia. Le forze dell'ordine hanno infatti accertato, oltre alle violazioni relative al contratto di lavoro, anche inadempienze in materia di igiene e sicurezza sul lavoro. L'attività si svolgeva insomma in spregio ad ogni minima regola. Sarebbe bastato un mancamento, un malore, per provocare una tragedia.

LE ROTONDE

L'imprenditore agricolo si è giustificato dichiarando che per tutti i lavoratori era il primo giorno di lavoro e, per questo motivo, le pratiche burocratiche non erano state ancora completate. Una versione avvalorata anche dalla testimonianza degli operai i quali, probabilmente impauriti e sopratutto disperati per la perdita della paga della dura giornata di lavoro, hanno confermato la circostanza. La maggior parte degli operai-schiavi viene abitualmente scelta lungo la circumvallazione esterna tra Giugliano, Qualiano, Mugnano e Villaricca. Lì, a ridosso delle rotatorie, ogni mattina, dalle 5 in poi, si ammassano migranti provenienti dai vari Stati africani. E ogni mattina, un caporale a bordo di un camioncino effettua il suo giro di ricognizione per la scelta delle persone da impiagare nella raccolta di frutta e ortaggi. Da quella zona poi i migranti con i loro «padroni» si spostano per raggiungere le campagne dell'area giuglianese e del basso casertano tra Villa Literno e Parete. Un altro punto di incontro è a ridosso del cimitero di Giugliano. Decine di migranti, che raggiungono l'area di sosta a piedi, in bici o a bordo di motorini, aspettano di essere scelti dagli sfruttatori di turno i quali fanno leva sul loro bisogno di denaro per condurli in campagna ad affrontare ore e ore di lavoro senza garanzie e con paghe da schiavitù. Insomma, nonostante l'approvazione della nuova legge, che prevede l'arresto sia per il caporale che per lo stesso datore di lavoro, il fenomeno non accenna a diminuire. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino